l’intervento 

La resilienza ci aiuta a combattere il trauma 

Che cosa ci sta insegnando questa esperienza di emergenza? Cosa potrà lasciarci di buono? E a quale livello? Le numerose esperienze sul territorio sono fatti oggettivi, dimostrano in modo...



Che cosa ci sta insegnando questa esperienza di emergenza? Cosa potrà lasciarci di buono? E a quale livello? Le numerose esperienze sul territorio sono fatti oggettivi, dimostrano in modo incontrovertibile che pure in una situazione d'emergenza come quella che stiamo vivendo siamo propositivi e produttivi di idee. Fa parte dell'istinto alla sopravvivenza attivare tutto quanto è possibile per andare avanti e in modo funzionale.

Qualche esempio. Sul territorio è stato attivato d'urgenza un Pronto Soccorso Psicologico per una utenza scolastica, avendo come obiettivo la salute dei bambini e per dare un segnale importante che la scuola non si ferma.

L'Azienda Sanitaria di Bolzano ha messo a disposizione della popolazione e del personale in servizio consulenze del proprio Servizio Psicologico nei comprensori. Questi progetti nascono perché quella che viviamo non è solo un'emergenza medica, ma anche psicologica. Il livello di stress degli italiani in una recente indagine risulta raddoppiato nell'ultima settimana. L'importanza dell'aspetto psicologico è fondamentale nel “qui e ora”, ma è necessario già pensare a quando l'emergenza rientrerà.

Altre esperienze sul territorio. Giovani che in modo volontario si mettono a disposizione per andare a fare la spesa per gli anziani, aziende che si attivano per ricevere forniture sanitarie. La popolazione altoatesina è pienamente consapevole della situazione e sta dando il proprio contributo. Ancora, una famiglia che vive nel meranese ha donato all'Asl mille mascherine ed è stata di aiuto attraverso la sua mediazione nell'acquisto di altre 60mila.

Il materiale è stato consegnato all'Ospedale di Merano e da qui verrà distribuito a tutto il personale sanitario.

Non siamo chiusi in casa in regime d'isolamento, siamo nel bel mezzo di una ristrutturazione cognitiva del singolo e della società. Molto si può fare “a distanza”, stando comodamente a casa.

Per gli anziani? Per chi necessita di riabilitazione neurocognitiva? Oltre alla modalità in presenza, già da tempo è possibile quella a distanza. Sto parlando di teleriabilitazione, cioè riabilitazione neurocognitiva a distanza attraverso una piattaforma. Che significa? Dall'ambulatorio viene seguita la persona che fa esercizi cognitivi, che sta a casa propria. Non sono necessarie competenze informatiche. La letteratura scientifica ci dice che la riabilitazione a distanza è efficace quanto quella in presenza.

Quella che stiamo vivendo è una grande palestra di flessibilità cognitiva, parlando in termini neuropsicologici. Mi spiego. La flessibilità cognitiva può essere definita come la capacità del nostro cervello di adattare il comportamento e il pensiero a eventi nuovi o inaspettati. In altre parole, è la capacità di adeguare i nostri comportamenti a una nuova situazione. Ci permette di selezionare la strategia adeguata per fronteggiare un'emergenza. La flessibilità cognitiva, come le funzioni esecutive, ha come substrato neuroanatomico la corteccia frontale dorso-laterale. In poche parole: adeguarci ad una nuova situazione è un esercizio neurocognitivo.

La resilienza è un costrutto psicologico che indica la capacità di far fronte in maniera positiva a eventi traumatici, di riorganizzare in modo efficace la propria vita dinanzi alle difficoltà, di ristrutturarsi cognitivamente. Sono persone resilienti quelle che, immerse in circostanze avverse, riescono, nonostante tutto e talvolta contro ogni previsione, a fronteggiare efficacemente le contrarietà, a dare nuovo slancio alla propria esistenza e persino a raggiungere mete importanti. Una ultima parola sul lavoro agile, sullo “smart working”. L'epidemia sta facendo scoprire ai lavoratori opportunità che andavano colte 30 anni fa. Di telelavoro si parlava già nel 1969. Un libro del sociologo De Masi del 1993 contiene delle ricerche sul telelavoro, invitando le aziende a interessarsi a questa opportunità, una nuova forma di produttività. Lo “Smart Working” significa ripensare il lavoro in un’ottica più intelligente, mettere in discussione i tradizionali vincoli legati a luogo e orario lasciando alle persone maggiore autonomia nel definire le modalità di lavoro a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati. Questa emergenza ci fornisce l'opportunità di una nuova visione nell'ambito del mondo del lavoro?

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