il caso

Storia di Maria Fassnauer. La vita di una gigantessa

Veniva dalla Val Ridanna, era alta 2,27 metri e pesava 172 chili. Morì nel 1917 a 38 anni


di Carlo Bertorelle


BOLZANO. Stupisce, nella storia di Maria Fassnauer, la gigantessa della val Ridanna vissuta a cavallo del secolo scorso e morta nel 1917, all'età di 38 anni, ora romanzata con lirica delicatezza da Lorenzo Ferrarese nel libro appena uscito per Alphabeta edizioni dal titolo “La gigantessa. Frammenti di una vita straordinaria”. Intenzionale o meno che sia, il sottotitolo ben rispecchia – ci sembra – l’ossimoro vivente rappresentato da questa fanciulla sudtirolese, pastorella e contadina poverissima, semplice di cuore e desiderosa di una vita del tutto ordinaria; finita invece, suo malgrado, per rappresentare appunto lo straordinario, l'abnorme, il diverso, segnata a dito dai compaesani e spettacolo esotico da esibire. E stupisce la finezza psicologica con cui, in punta di piedi, Ferrarese penetra nell’animo di Mariedl, fin dai primi anni di vita, cerca di immedesimarsi nel suo sguardo e nei suoi ingenui sbigottimenti, fino alle angosce che minano la sua giovane età. Ma anche la vita del maso Staudenhof, della povera madre che dà alla figlia tutta la tenerezza di cui è capace, l’atroce miseria di un mondo che convive da sempre con la fame, i contadini dei masi e dei piccoli paesi della valle, il grande mondo dell’Europa della belle époque e delle capitali in cui la giovane Maria è catapultata, tutto ci viene restituito con aderenza e credibilità. Il tutto sulla scorta di poche tracce storiche, solo qualche foto, qualche pagina di vecchie cronache, qualche documento pubblico.

La storia infatti ci dice molto poco su Maria Fassnauer, di cui pure una biografia (“Die Riesin von Ridnaun”) uscita nel 2001 ha cercato di ricostruire tutto quello che si poteva. Ma, come dice Manzoni, solo il poeta può entrare nel cuore dei personaggi, e darcene il “vero” morale, in grado di portare una verità in più rispetto ai dati storici. E Lorenzo Ferrarese, autore bolzanino già noto per opere di poesia, narrativa e saggistica, vincitore nel 2001 del concorso Merano-Europa, sembra essere riuscito bene in questo intento.

Mariedl era affetta, probabilmente, da acromegalia, malattia che le fece raggiungere l'altezza di due metri e ventisette centimetri per un peso di 172 chili. Il fenomeno del gigantismo non è stato rarissimo e se ne conoscono altri esempi in località diverse dell'arco alpino, e specie dell'Occitania (ad esempio il gigante di Vinadio nella valle Stura, nel Cuneese, sempre alla fine dell'Ottocento).La notizia della fanciulla gigante si diffuse ben presto in tutto il Tirolo, accompagnata dalla morbosa curiosità dei pochi viaggiatori e turisti che salivano nella val Ridanna. Ma anche impresari di spettacoli e circhi iniziarono insistenti pressioni per fare di Maria un fenomeno di attrazione nei pubblici intrattenimenti e per esporre la ragazza nelle sagre e nelle fiere paesane. I suoi genitori non vollero cedere a tali offerte, anche se in casa c'era assoluto bisogno di soldi. Infine Maria, col suo carattere altruista, si fece convincere e, per il bene della propria famiglia, iniziò un viaggio di ben sette anni attraverso l'intero continente europeo. Fu tra l'altro all'Oktoberfest di Monaco, alla corte imperiale di Francesco Giuseppe e, come “oggetto d'esposizione”, alla Mostra Universale di Bruxelles.

L'autore che ritrae l'umanità quotidiana, gli stati d'animo i pensieri della donna, dice che l'aspetto straordinario di lei fu un atteggiamento nei confronti della vita di accettazione della propria diversità con una fede sincera ed attiva. Ferrarese confessa:”Quello che per me più ha contato, scrivendo questi frammenti, è stato lo sguardo mite ma fermo e il sorriso sereno con cui Mariedl mi guardava dalle poche immagini di lei rimaste, sguardo e sorriso che mi incitavano, dopo la prima reazione di rifiuto, a cercare dietro i segni esteriori della deformità, la dolcezza del sentimento e di una quieta e malinconica gioia di vivere”.

E' notevole, nella scrittura di Ferrarese, la capacità di immedesimarsi in presa diretta nel punto di vista del personaggio e dell'ambiente corale del villaggio, una narrazione per frammenti, attualizzata al presente o al futuro, frequentemente interrotta dagli squarci delle osservazioni sui luoghi e sui paesaggi, sulle presenze che gli occhi candidi di Mariedl vedono ed elaborano.













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