«Il surplus tedesco pesa sulla crescita Ue, serve un riequilibrio»

Così Confindustria in merito ai conti germanici con l’estero Sarà uno dei temi del vertice a Bolzano il 19 e 20 ottobre


di Maurizio Dallago


BOLZANO. Si terrà il 19 e 20 ottobre prossimi l’annuale vertice italo-germanico tra Confindustria e gli industriali del Bdi. E rispetto all’ultima edizione, a fare gli onori di casa ci sarà il presidente di Assoimprenditori Alto Adige, Federico Giudiceandrea. Novità alla presidenza anche degli imprenditori germanici dove Dieter Kempf ha preso il posto di Ulrich Grillo. La Confindustria sarà guidata dal presidente Vincenzo Boccia e dal vicepresidente Stefan Pan. Da Assoimprenditori aspettano ancora qualche giorno per ufficializzare i nomi degli altri partecipanti, anche se non mancherà una rappresentanza del governo.

Intanto Confindustria sottolinea che il record nel surplus della Germania pesa sulla crescita. «Rilanciare i consumi in Germania, a vantaggio degli stessi risparmiatori tedeschi»: è quanto afferma infatti il Centro studi di Confindustria, sottolineando che in Germania il surplus dei conti con l’estero «ha raggiunto livelli record: 8,1% del Pil nella media degli ultimi tre anni. È molto superiore al tetto (già generoso) fissato dalla Commissione europea (6,0%). Gli eccessivi avanzi tedeschi mettono a repentaglio la sostenibilità della crescita europea e perfino dell’Unione europea stessa; per giunta vanno a discapito delle stesse famiglie tedesche. Lo dimostra l’esperienza nel recente passato». Surplus così elevati hanno, infatti, «penalizzato anche i consumatori e i risparmiatori in Germania». Confindustria sottolinea come il vertice di Bolzano, in programma il 19 e il 20 ottobre, con la Bdi, l’associazione degli imprenditori tedeschi, sarà l’occasione per confrontarsi anche su queste tematiche. «I salari in Germania sono cresciuti meno di quanto sarebbero potuti crescere in seguito ai guadagni di produttività, sfavorendo i consumi delle famiglie. Siamo in una fase delicata che richiede un rinnovato sforzo congiunto di riequilibrio sostenibile dei fondamentali economici dell’Europa e la presa di coscienza che nessuno si salva da solo», chiude Confindustria.













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