«L’ascensore sociale si è fermato, contano solo le conoscenze»

I lavoratori dipendenti: capacità personali in secondo piano Serafini: «Necessarie meno tasse con l’aumento dei salari»


di Maurizio Dallago


BOLZANO. In Alto Adige la ripresa economica si consolida. Migliorano gli indicatori di «contesto», ossia quelli che descrivono lo sviluppo generale dell’economia e della disoccupazione. Stazionari invece quelli che riflettono la situazione personale dei lavoratori dipendenti. Stupiscono, invece, i giudizi espressi dagli intervistati sui temi della disuguaglianza e della mobilità sociale. “Sorprende e preoccupa allo stesso tempo la circostanza che secondo il 65% dei lavoratori dipendenti, per salire l’ascensore sociale, contino la famiglia e le conoscenze e solo per un 35% le capacità personali e il duro lavoro”, afferma Irene Conte, che all’interno dell’Istituto cura il Barometro Ipl (Istituto promozione lavoratori).

In Alto Adige il clima di fiducia è in gran parte stazionario, mentre migliora per due indicatori, che entrambi riflettono il quadro economico generale. A fronte del graduale miglioramento delle attese per l’andamento economico nei prossimi 12 mesi, si registra un miglioramento più contenuto per quanto riguarda le aspettative sull’andamento della disoccupazione. Rimangono stazionarie, invece, le previsioni che descrivono la situazione personale dei lavoratori dipendenti: difficoltà ad arrivare a fine mese, situazione economica della famiglia, possibilità di risparmio, rischio di perdita del posto di lavoro, possibilità di trovare un lavoro equivalente. Tuttavia, il quadro economico generale si presenta più favorevole rispetto a 3 mesi fa. “Dal quadro che emerge, riteniamo che quest’anno un tasso di crescita economica del +1% per l’Alto Adige sia più che mai realistico”, afferma il direttore Ipl, Stefan Perini.

I lavoratori dipendenti descrivono l’Alto Adige come una terra in cui le disuguaglianze tra ricchi e poveri non solo sono elevate ma anche dove sono aumentate negli ultimi dieci anni. Dall’indagine emerge, infatti, che per l’87% degli intervistati le differenze tra ricchi e poveri sono abbastanza o molto pronunciate ed appena per un 13% abbastanza o molto piccole. E c’è di più: per l’82% le disuguaglianze sono aumentate negli ultimi dieci anni, mentre solo per il 3% sono diminuite.

Ricchezza distribuita in modo diseguale il più delle volte significa anche scarsa mobilità sociale, ossia diseguali opportunità per migliorare la propria condizione economico-sociale. “Ed è proprio questo che rileviamo come problema”, afferma Irene Conte. Stando a quanto affermano due lavoratori dipendenti su tre, le disuguaglianze in Alto Adige sono dovute principalmente al reddito, alla ricchezza e alle conoscenze della famiglia d’origine, piuttosto che alle capacità personali e al duro lavoro. “E’ importante che in primo luogo venga garantita a tutti un’istruzione di qualità”, continua Irene Conte: «Inoltre, è da tempo che sosteniamo che per appianare le disuguaglianze, la tassazione debba essere spostata dai redditi da lavoro ai patrimoni». «Ora che la ripresa si sta consolidando è importante che gli effetti si riversino anche nelle tasche dei lavoratori dipendenti. Qui si deve intervenire su due fronti: in primis, diminuendo la tassazione sia a livello regionale che a livello nazionale e in secondo luogo aumentando i salari», chiude il presidente Ipl, Toni Serafini.













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