Mele, le aziende familiari sono la forza del settore

In Alto Adige ci sono 8 mila imprese con una superficie coltivata di 19 mila ettari Nasce una rete di apprendimento ed innovazione per un’agricoltura sostenibile


di Ezio Danieli


BOLZANO. La coltura della mele, in Alto Adige, è un settore importante in termini di occupazione, Su una superficie coltivata a melo di 19 mila ettari, operano circa 8 mila aziende a gestione familiare. L'Alto Adige produce il 50% delle mele vendute in Italia, il 15% di quelle assorbite dal mercato europeo, il 2% del mercato mondiale. Ma come si giustifica questo successo? Quali possibilità ha di svilupparsi il modello altoatesino? Uno studio della Fao, l'Organizzazione mondiale per l'agricoltura e l'alimentazione delle Nazioni Unite, ha confermato che il settore è in buona salute merito anche, e soprattutto, della conduzione familiare.

L'analisi della Fao - presentata ieri mattina alla Casa della Mela di Terlano - ritiene che il successo della melicoltura altoatesina sia da attribuire alla presenza di "una formidabile ed efficiente rete di collaborazione", ha detto May Hani della divisione Fao che s'è occupata dello studio. Entrando nel merito della questione, la Hani ha parlato di "una rete di apprendimento e innovazione per un'agricoltura sostenibile - la Linsa - una rete in cui si scambiano e si maturano costantemente nuove esperienze e conoscenze.

«In Alto Adige, infatti, i produttori, i loro consorzi, le istituzioni che curano la ricerca, i servizi di consulenza agrotecnica e anche la pubblicità del prodotto, collaborano fra loro con molta elasticità e professionalità dando così vita a contatti che si ispirano al mutuo ed autoaiuto, dell'autonomia gestionale, della responsabilità condivisa e dell'assistenza che viene prestata a tutti i soci che sono coinvolti», ancora Hani.

Lo studio della Fao conferma che la melicoltura altoatesina è da prendere ad esempio «perché - ha detto May Hani - l'organizzazione Linsa è capillare. I protagonisti crescono ed apprendono per imitazione ed acquisizione. E' una rete di rapporti umani basati sulla fiducia reciproca e finalizzata a tutelare gli interessi comuni di tutti i soggetti che la compongono». Una locomotiva, quindi, che ha spinto la melicoltura altoatesina a raggiungere risultati formidabili, soprattutto se messi in relazione ad un territorio caratterizzato da una scarsità di terreni coltivabili. Soddisfazione per l'esito dell'analisi svolta dalla Fao, è stata espressa da Georg Kössler, presidente del Consorzio Mele Alto Adige: «Lo studio della Fao conferma come le imprese familiari siano costantemente impegnate nella melicoltura in Alto Adige, Oltre a svolgere bene il loro lavoro, si sono aggiornate e quindi hanno contribuito, in maniera positiva, anche all'innovazione. I giovani infatti sono i grandi protagonisti di questo sforzo che continua a dare importanti risultati. La Linsa ha saputo cogliere questa opportunità, gestendo le conoscenze non coma un'arma di concorrenza ma come patrimonio e valore aggiunto condiviso».

Alla conferenza stampa di presentazione hanno preso parte anche Karl Dietl, presidente della Vip, Reinhold Marsoner direttore di Fiera Bolzano (in novembre la prossima edizione di Interpoma, la fiera dedicata appunto alla mela) e Leo Tiefenthaler, presidente del Bauernbund.













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