Occupazione, a fine 2017 la crescita è stata del 3,9% 

In Alto Adige i lavoratori dipendenti sfiorano per la prima volta le 200 mila unità Bene settore alberghiero, edilizia e servizi. La Uil: «Si può ancora migliorare»



BOLZANO. I dati che emergono dal rapporto 2017 recentemente emesso dall’Osservatorio del mercato del lavoro della Provincia di Bolzano fotografano un andamento positivo: in Alto Adige gli occupati dipendenti sono ben 199.641, 7496 (il 3,9%) in più rispetto al dicembre 2016, mentre la disoccupazione segna una leggera flessione (-0,3%, 54 unità). I settori che registrano la crescita maggiore rispetto a un anno fa sono quello alberghiero, con un aumento di 1912 unità (+8,1%), quello dell’edilizia (610 unità, corrispondenti all’8,5%) e quello dei servizi, che cresce di 1524 unità, vale a dire 6,5 punti percentuali. Bene anche l’agricoltura (+3,5%), la manifattura industriale (+3,3%) e quella artigianale (+3,6%), l’edilizia artigianale (+3,3%), il commercio (+3,1%) e sanità e assistenza sociale (+3,4%). Stabili le attività finanziarie e assicurative (+0,4%), la PA (+0,3%) e l’istruzione (+0,8%).

«Il trend positivo della manifattura e dell’edilizia del comparto artigiano nel mercato del lavoro altoatesino dimostra ancora una volta come i piccoli sappiano rispondere senza timori appena intravedono spazi positivi di ripartenza dell’economia» commenta Claudio Corrarati, presidente regionale della Cna-Shv. «Le aziende hanno dimostrato grande flessibilità, perché sanno come strutturarsi nei momenti di crisi e come cambiare assetto nella fase di ripartenza dell’economia. Rimangono aperti, però, i nodi cruciali che rischiano di bloccare la ripresa: burocrazia, accesso al credito e pressione fiscale sono le zavorre che frenano le piccole e medie imprese (Pmi), cioè quelle piccole aziende che assumono quando il mercato è in crescita ma, a differenza delle grandi imprese, fanno di tutto per non licenziare nei momenti di difficoltà».

Più pragmatico il segretario generale Uil Toni Serafini, per il quale, nonostante il dato positivo della ripresa dal gennaio 2016 del settore edile, «va detto che la qualità dell’occupazione non segna invece un andamento altrettanto positivo: aumenta sempre più l’uso dei contratti a tempo determinato, e si è registrato un notevole aumento dei contratti a chiamata (ben 5222 totali, con un aumento del 62,9%) e del lavoro somministrato (+12,9%). Oggi la struttura del mercato del lavoro è composta per il 70,2% da contratti a tempo indeterminato, per il 27,5% da contratti a tempo determinato, a chiamata e somministrato e per il 2,3% da contratti di apprendistato». Per Serafini una priorità è puntare sull’assunzione dei giovani: «Vanno innanzitutto ridimensionati i tempi dei contratti a tempo determinato, oggi di ben tre anni (con cinque rinnovi), anche per dare ai giovani uno strumento più sicuro. Ricordiamoci che per fare un mutuo in banca, ad esempio per acquistare una casa, la prima cosa che si richiede è un contratto a tempo indeterminato. Altri ambiti su cui lavorare di più sono la formazione dei lavoratori e la sicurezza sul lavoro. Professionalità e sicurezza sono le giuste premesse per il buon andamento delle aziende, dell’occupazione e della vita».(s.m.)













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