Redditi ancora ripartiti  in maniera disuguale 

In Alto Adige soffrono soprattutto le donne, i giovani e chi abita a Bolzano I segretari Buonerba e Mayr: «Disuguaglianze sorprendentemente elevate»


di Paolo Campostrini


BOLZANO. Stare meglio (di molti altri) ma non stare bene. L'Alto Adige delle diseguaglianze corre su questo confine labile dove ad una maggiore ricchezza non corrisponde ancora una migliore giustizia (sociale). Esempi? Le differenze che ancora non si smuovono tra uomini e donne, dove il "genere" si traduce in un minor reddito delle seconde rispetto ai primi: un 75% in meno di stipendio, pur sempre superiore al 60% del resto del Paese ma tuttavia evidente. E poi i giovani. Esserlo, significa guadagnare meno anche a parità di mansioni e di qualifiche. E poi le disuguaglianze rispetto al luogo in cui si vive. Per dire: un bolzanino ha un reddito molto più basso (circa 24mila euro) che non un cittadino che se ne sta a Silandro (il Comune più ricco che sfiora i 30mila) anche se vive meglio rispetto a Laives. Ultimo? Terlano. Ma qui entrano in gioco anche le rendite catastali più che il portafoglio degli abitanti. Infatti il problema del capoluogo è la casa: comprarla vuol dire ripulire i risparmi, accendere mutui, chiedere prestiti e dunque erodere il reddito ben più che non sul territorio. In conclusione l'isola Alto Adige resta vagamente felice se si guarda intorno ma mantiene e spesso consolida fratture e differenze al suo interno che ne minano l'autostima nutrendo il disagio, soprattutto nel lavoro dipendente, tra i pensionati e nei redditi più bassi. "Permangono tante differenze" ha confermato Filippo Elba, esperto del dipartimento fisco e previdenza della Cisl. E lo ha detto di fronte ad una folta platea di sindacalisti, giovani e ricercatori invitati alla Lub da Michele Buonerba e Dieter Mayr segretari generali Cisl-Sgb. "Le diseguaglianze sono sorprendentemente elevate" ha affondato poi il coltello nelle piaghe e nelle pieghe nel nostro universo patrimoniale, il professor Mirco Tonin. Aggiungendo poi che sempre più "le società con minori differenze sociali al loro interno sono anche quelle più efficienti. Nonostante un luogo comune possa sostenere il contrario...". Ma nel convegno "Redditi e patrimonio, quale ripartizione in Alto Adige" sono stati individuati ambiti in cui sarebbe facile, se solo lo si volesse, da parte della Provincia attivare contromisure. Ad esempio, la sanità. Nonostante la spesa pubblica pro capite sia la più alta d'Italia (2362 euro su una media nazionale di 1800) aumenta quella privata. Aumenta cioè la spesa "di tasca propria" di cui solo il 10% è intermediata da fondi integrativi. Per la Cisl questo vuol dire che "è assolutamente necessario giungere ad un sistema integrativo unico provinciale, perchè l'alternativa, con l'invecchiamento della popolazione, sarà un sistema sempre più mirato a chi se lo potrà permettere, escludendo così i ceti meno abbienti". E poi i redditi che non crescono. Neppure scendono ma, con i prezzi bolzanini e altoatesini alle stelle, è come se lo facessero. E quelli che degradano sono i redditi dipendenti o da pensioni. Infine il fenomeno degli "incapienti". Alla Provincia restano in cassa circa 77 milioni per questi gruppi sociali. Quelli cioè che non possono portare in detrazione le spese sostenute perchè dichiarano redditi per i quali il beneficio è superiore all'imposta pagata. Di questi, l'80,5% è fatto di lavoratori dipendenti e pensionati. Che l'isola felice la continuano a guardare molto in lontananza.















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