Sanatoria: uomini “colf” solo sulla carta

Il 94% dei «regolarizzati» erano nel settore domestico, ma poi sono emigrati in altri campi



BOLZANO. Nel 2012 lo Stato ha previsto la possibilità di regolarizzare lavoratori non comunitari dietro la presentazione da parte del datore di lavoro di una dichiarazione di emersione.

Sebbene tale sanatoria riguardasse tutti i settori - in base al primo numero dell’anno del bollettino “Mercato del lavoro news”, pubblicato dall’Osservatorio del mercato del lavoro, che si occupa del tema “La sanatoria 2012 nel settore domestico” - ben 524 (94%) dei 560 lavoratori dipendenti interessati in provincia di Bolzano sono stati regolarizzati nel settore domestico come collaboratori domestici e assimilati (badanti e colf). Di questi ultimi l’80% erano uomini.

La tendenza a regolarizzare i lavoratori come collaboratori domestici è probabilmente dovuta al fatto che i costi e i requisiti previsti dalla sanatoria per mettere in regola tale tipologia di lavoratori erano notevolmente inferiori rispetto a quelli previsti per le altre tipologie.

A conforto di tale ipotesi, si rileva come a distanza di pochi mesi dalla regolarizzazione una buona parte dei lavoratori regolarizzati nel settore domestico “migrano” verso altri settori, tra questi turismo, pulizie, edilizia. Solamente il 16% degli uomini regolarizzati è attualmente attivo nello stesso settore per il quale è stata richiesta la loro regolarizzazione.

La sanatoria ha interessato in primo luogo dipendenti con cittadinanza pakistana (131; 25%), albanese (79; 15%) e bengalese (59; 11%). I lavoratori di queste tre cittadinanze rappresentano da soli più del 50% dei regolarizzati.

Altri importanti Paesi di provenienza sono Marocco (43), India (41), Ucraina (37) e Kosovo (23).

Tra i collaboratori domestici quasi un terzo degli uomini (31%) è originario del Pakistan, mentre le donne provengono principalmente dall’Ucraina (29%) e dall’Albania (21%). I datori di lavoro che hanno presentato le dichiarazioni di emersione sono stati 516, dei quali 369 erano cittadini stranieri. Questi ultimi avevano nel 79% dei casi la stessa cittadinanza dei dipendenti assunti. Dei 516 datori di lavoro circa il 10% erano probabilmente imparentati con il lavoratore regolarizzato, condividendo con quest’ultimo cognome e nazione di nascita.













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