"Io malata di anoressia mi confrontavo con perfezione su social"



(ANSA) - ROMA, 17 APR - "Il mio desiderio è che i social diventino più reali, che i volti si mostrino senza filtri, che si raccontino le esperienze a 360 gradi. Che ci si mostri imperfetti, fallibili, manchevoli. Che ci si mostri reali, non ideali". E' quanto scrive Federica, raccontando la propria storia sull'ultimo numero del 'Bullone', mensile realizzato dai B.Liver, ragazzi affetti da patologie gravi e croniche, insieme a illustratori e giornalisti professionisti. Federica è stata malata di anoressia: "Passavo ore ed ore - ricorda - a confrontare il mio corpo con quello degli altri, anche di coloro che vedevo solo online. Sempre perfetti, sempre immacolati, sempre precisi. Non si mostravano mai imperfetti o naturali. I Disturbi del Comportamento Alimentare non sono il voler 'essere come le modelle' o, al giorno d'oggi, come le influencer: sono la commistione di numerosissimi fattori scatenanti. Ma i social - aggiunge Federica - giocano un enorme ruolo all'interno del mantenimento dei comportamenti disfunzionali della malattia. Il confronto, il senso di inferiorità e l'idea di essere imperfetti spingono le persone fragili ad attuare dei comportamenti disordinati al fine di raggiungere quell'obiettivo. Obiettivo irreale, ritagliato, editato, misurato e calcolato. Obiettivo irraggiungibile, perché fasullo".
    Federica sottolinea che i social media "sono un canale preferenziale per accentuare un senso di esclusione, chiamato Fear of Missing Out, o Fomo. È definita come l'insieme di emozioni negative che una persona sperimenta al pensiero di non partecipare ad esperienze piacevoli che coinvolgono persone conosciute. Avere costantemente sotto gli occhi le foto e gli aggiornamenti degli altri è un costante reminder della propria assenza. Inoltre, tutto ciò che sui social viene fatto e postato dagli altri sembra sempre migliore, incredibile, bellissimo. La realtà è però spesso un'altra: i social non sono reali perchè non possono raccogliere la totalità di un'esperienza, né di una persona. È chi condivide un post - conclude - che sceglie cosa mostrare e come mostrarlo. Un esempio pratico: vi è mai capitato di vedere le foto di una vacanza di qualche amico o parente? Spiagge bianche, acque cristalline e sole caldo? Ecco, è possibile che durante quella vacanza abbia piovuto 4 giorni su 5, che l'acqua del mare fosse sempre troppo agitata per poter fare il bagno e che dietro la fotocamera del cellulare che inquadra le spiagge paradisiache ci siano in realtà cumuli di spazzatura. È chi fotografa, edita e condivide a scegliere cosa mostrare e questo, solitamente, non è la realtà. O è solo una parte di essa". (ANSA).
   









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