Biathlon, la staffetta è 12ª il bilancio è in chiaroscuro 

Il vento ha limitato le potenzialità della conclusiva gara maschile per gli azzurri Il dt Curtaz: «Due medaglie, meglio di Sochi, ma c’è mancata un po’ d’energia»



PYEONGCHANG (Corea del Sud). Vento, un leggero nevischio e un po’ di stanchezza di troppo hanno costretto i biatleti azzurri a chiudere con un insignificante dodicesimo posto nella staffetta maschile l’Olimpiade di PyeongChang. Thomas Bormolini, Lukas Hofer, Giuseppe Montello e Dominik Windisch hanno complessivamente commesso 16 errori al poligono con conseguenti quattro giri di penalità. Un po’ troppo per ambire a un posto sul podio. L’oro è andato a sorpresa a una nazione che non si è mai messa particolarmente in luce nelle ultime stagioni, la Svezia, andata a precedere Norvegia e Germania, che dopo l’eccellente prima frazione di Lesser si è un po’ persa.

Nella squadra azzurra buone prestazioni di Hofer e Montello, che sono riusciti a riportarsi a ridosso delle zone alte della classifica ma successivamente Windisch non è riuscito a ripetere l’eccellente prestazione fornita nella sprint dove s’era messo il bronzo al collo.

«Nella gara a squadre bisogna sempre dare tutto ma il vento soffiava a folate - ha detto Lukas Hofer -. Io sono riuscito a recuperare posizioni anche grazie alle ricariche che permettono di sparare più veloce. Appena ricevuto il cambio sapevo già che era possibile scalare la classifica perché i distacchi non erano alti. L’Olimpiade per me è positiva, la cosa più importante era la medaglia nella staffetta mista perché abbiamo confermato quella di Sochi. Conta davvero tanto perché con questo format mostra il vero valore della squadra».

Fa un veloce bilancio complessivo Windisch, plurimedagliato a PyeongChang. «Sono più che soddisfatto, avrei firmato per vincere due medaglie. Oggi (ieri per chi legge, ndr) è stata una brutta giornata per me, quando ero al poligono c'era troppo vento, impossibile fare bene... Ho iniziato la gara con la consapevolezza che il podio non sarebbe stato raggiungibile, ma volevo fare comunque la mia parte».

Tempo di bilanci per il direttore tecnico Fabrizio Curtaz. «Abbiamo conquistato due medaglie, di cui una difficilissima nello sprint maschile, la meno attesa, la più dura. Siamo contenti perché abbiamo raddoppiato il numero di medaglie rispetto Sochi, ma c'è un po' di rammarico perché non abbiamo espresso tutto il nostro potenziale, che era altissimo. È mancata un po’ di energia nervosa per affrontare le condizioni climatiche davvero difficili, ma queste esperienze saranno utili in futuro e ci faranno compiere ulteriori miglioramenti. In ogni gara potevamo fare una medaglia, questo significa che siamo sempre più competitivi con le grandi nazioni del biathlon».

Intanto, i quattro medagliati del biathlon azzurro - Lisa Vittozzi, Dorothea Wierer, Hofer e Windisch - giovedì primo marzo (ore 19) verranno festeggiati alla «Casa della Cultura» di Rasun di Sopra. (m.m.)

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