Caso Schwazer

Donati all'Antimafia, Malagò si arrabbia

Audizione secretata, l'allenatore di Alex ha anche incontrato il procuratore Pignatone, denunciando minacce



ROMA. Il doping, gli interessi che vi girano attorno e le sue connessioni internazionali. Un sistema ritenuto «opaco» dalla Commissione antimafia, parole durissime che destano la replica di Giovanni Malagò, almeno per quanto riguarda i controlli italiani ormai gestiti dalla Nado-Italia: «Oggi il sistema dell'antidoping in Italia mi sembra che all'unanimità venga riconosciuto come molto credibile, serio e autorevole. Se poi ci sono dei problemi, sicuramente non riguardano il nostro mondo e questo mi sembra un dato di fatto». Il tutto al termine di una giornata che ha visto passare al setaccio della commissione Antimafia le affermazioni di Sandro Donati, ritenuto uno dei simboli della lotta all'utilizzo di sostanze dopanti e per questo chiamato in causa da diversi deputati e senatori (tra cui anche l'ex canoista e olimpionica, Josefa Idem) per riferire delle sue denunce, anche quelle recenti sul nuovo caso di positività di Alex Schwazer.

L'audizione è durata circa un'ora ed è stata comunque secretata, il che lascia pensare che Donati abbia fatto accuse pesanti, nomi e cognomi. Il vicepresidente della commissione antimafia, Claudio Fava, non usa peraltro mezzi termini e attacca: «Donati ci ha raccontato il lavoro fatto in questi anni, un quadro di questo mondo che è abbastanza imbarazzante. Ci ha parlato molto marginalmente della vicenda di Schwazer». Il punto, sostiene Fava, «non è la nuova squalifica (dell'altoatesino, ndr) ma il modo in cui questa vicenda si inserisce in un contesto assai opaco, ambiguo, vischioso». La responsabilità, secondo Fava, andrebbe affidata ai ministri competenti: Giustizia, Cultura e Salute. E parlando di contesti internazionali, dentro vi rientra non solo l'apparato antidoping italiano: «Ci sono molti elementi di opacità in questa vicenda e non soltanto in Italia - aggiunge Fava - quanto nella dimensione internazionale sul tema del doping e delle inchieste legate al doping. Curvature strane che sfuggono alla nostra comprensione. Ci sembra che la vicenda di Schwazer possa essere anche un pedaggio che sta pagando Donati per il lavoro e le denunce che ha fatto, oltre all'intransigenza con cui si è mosso negli anni passati».

Lo stesso Donati si aspettava «l'attenzione di un'istituzione», quanto chiedeva prima di entrare in commissione. Perché il caso-Schwazer sarebbe un «agguato» teso nei suoi confronti: «Un grande campione come lui rompeva degli interessi ben identificabili - le parole dell'allenatore -, si capisce chiaramente chi avrebbe battuto e chi avrebbe perso vittorie e guadagni». Il suo tour è poi proseguito innanzi al procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, dove ha parlato della sua denuncia di minacce ricevute e ha presentato un esposto: i pm romani hanno aperto un fascicolo.

Ma la partita vera si gioca in queste ore al Tas di Losanna, dove entro il 18 luglio (termine ultimo fissato dal Cio per le iscrizioni degli atleti alle Olimpiadi), Schwazer spera di ottenere la sospensiva sulla sospensione cautelare imposta dalla Iaaf. Altrimenti, addio Olimpiadi.













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