«Dopo le Olimpiadi adesso sogno di correre alla Trento-Bondone»

Trento. Altofonte, il paesello semi-arroccato che s’affaccia sulla “Conca d’Oro” tra alberi di olivo, ciliegio e nespolo, nei decenni è diventata una culla dell’atletica leggera della Trinacria, una...



Trento. Altofonte, il paesello semi-arroccato che s’affaccia sulla “Conca d’Oro” tra alberi di olivo, ciliegio e nespolo, nei decenni è diventata una culla dell’atletica leggera della Trinacria, una piccola capitale di quella nazionale. Altofonte si associa ad un grande dello sport italiano, Salvatore Antibo ma anche alle sorelle Silvia e Barbara La Barbera, Angela Rinicella, al tecnico Gaspare Polizzi, tutti nomi che hanno portato nel mondo questo ameno borgo che guarda verso Palermo.

Ma c’è di più. È anche culla dove nascono piloti di auto strappati proprio all’atletica leggera.

Uno di questi è Yuri Floriani. Si, proprio lui, Yuri, la gazzella trentina che correva e saltava le barriere “tuffandosi” nelle riviere dei 3000 siepi. Se nota è la storia d’amore tra Yuri e la moglie Angela Rinicella (sono genitori di Kevin di 5 anni e Noemi di 10), conosciuta su e giù dallo Stivale tra una gara su pista e una corsa su strada, molto meno è quella la passione per i motori che nutre l’ormai ex siepista trentino.

«Ho in progetto qualcosa di speciale nel mondo dei motori ma non dico nulla, prima voglio che si realizzi, poi mi farò vivo», ci aveva detto al telefono nell’ottobre scorso, quando lo avevamo contattato per metterci in contatto con il suo “maestro” Totò Antibo l’indomani dello straordinario record italiano dei 10.000 metri migliorato da Yeman Crippa. I mesi sono trascorsi, il Coronavirus ha bloccato quasi tutto, atletica, corse di auto, ma non ha tolto la tenacia aYuri che ha proseguito nel suo sogno: quello di mettersi al volante di un’auto per correre in salita.

Sul telefonino di Yuri il fine settimana del 23 e 24 agosto è da tempo cerchiato di rosso: sono i giorni del possibile debutto, quello con la gara di casa, la Altofonte – Rebuttone, un must per i piloti di auto del Meridione. Certo, la tenacia a Floriani non è mai mancata nemmeno quando rimediava chiodate sugli stinchi e volavano sportellate sulle barriere.

Floriani ha sempre stretto i denti, sotto la pioggia, quando c’era da mettersi in luce per la nazionale in campo internazionale o quella sera del 31 maggio del 2012 (otto anni fa!). Era la serata dell’Olimpico in occasione del Golden Gala di Roma e stoppò i crono in 8’22”62, oggi sedicesimo tempo alltime in Italia ma che allora fu minimo di partecipazione alle Olimpiadi di Londra.

Quella del trentino cresciuto nell’Atletica Trento è stata una carriera onesta, ha spiccato a livello italiano (6 titoli assoluti come Francesco Panetta, iridato nell’’87 a Roma), un po’ meno in giro per il mondo (miglior piazzamento un quarto posto ai Giochi del Mediterraneo nel 2009). Zitto zitto ha, però, partecipato a due Olimpiadi, Londra 2012 e Rio de Janeiro 2016, e al Mondiale di Mosca del 2013 conclusi con un’amara squalifica in batteria.

Oggi, dopo oltre dieci anni che lo hanno visto indossare una dozzina di volte la maglia azzurra, Floriani ha deciso di riporre le scarpe chiodate in una scatola e indossare tuta e casco per iniziare a pigiare sull’acceleratore. I luoghi di allenamento di questo “uomo venuto dal Nord” da anni siciliano d’adozione, non sono più le piste di atletica a Trento o Formia, ma le strette e polverose “Regie Trazzere” siciliane.

Yuri dalle piste e strade dell’atletica alle strade dell’automobilismo. Come è nata questa passione?

«La passione per i motori l’ho sempre avuta. L’ho ereditata da mio padre Gilberto che già all’età di 3 anni mi portava con lui a vedere le gare di automobilismo più importanti del Triveneto come la Caldaro-Mendola, la Levico-Vetriolo e la Caprino-Spiazzi. Nell’atletica ormai avevo già raggiunto i traguardi maggiori, gli stimoli erano venuti a meno. L’atletica la praticavo in maniera professionale e adesso che faccio una vita normale ho deciso di divertirmi un po’ nelle auto».

Lei era del gruppo sportivo delle Fiamme Gialle, adesso pilota a tempo pieno?

«No, sono rimasto nel corpo (Guardia di Finanza, ndr), lavoro in ufficio a Palermo: anche Angela è rimasta nell’Esercito».

Con l’atletica tutto finito?

«Assolutamente no. Frequento il campo per seguire un gruppo di ragazzi qui ad Altofonte per la società locale (Marathon Altofonte) dove presidente è mio suocero (Paolo Francesco Rinicella)».

Quando la vedremo al volante in gara?

«Spero tanto a fine agosto nello slalom Altofonte – Rebuttone. Sarò alla guida di una Peugeot 106 sport, un’autovettura tutta preparata che fa parte del gruppo A, una classe speciale. Certo, non nascondo che il sogno sarebbe la Trento-Bondone, una prova con misto, veloce e lento, proprio per questo la chiamano l’Università delle corse in salita».

Come ha iniziato questa avventura?

«Nel settembre del 2019 quando mio cognato ha deciso di acquistare un’autovettura da corsa. L’ho preparata tutto l’inverno, l’ho assettata assieme ad un meccanico. Peccato, avrei dovuto gareggiare a Castelbuono ma il coronavirus ha bloccato tutto. A Castelbuono come Novara di Sicilia, dove dovrebbe esserci il campionato italiano slalom, avevo già gareggiato a piedi. Il mio gruppo si chiama Marfia Team, la scuderia automobilistica è l’Armanno Corse di Palermo. Ho intenzione di gareggiare anche in una classe diversa perché abbiamo un modello di Fiat 500 più elaborata, più performante».

I costi rispetto all’atletica sono però lievitati?

«Sicuramente. Fare il pilota è sicuramente più costoso. Le spese iniziali sostenute sono state tantissime. Tutte le attrezzature sono costate più della macchina ma alla fine è una passione alla quale non si comanda».

Cosa è rimasto dello spirito dell’atletica?

«Mi è rimasto tantissimo e spesso penso a quello che ho fatto. Adesso parlano di me come pilota e lo legano al mio spirito di competizione. Ho smesso nel 2018, l’ultima gara erano stati gli Italiani di Trieste. Purtroppo all’ultima riviera sono caduto, un po’ come accade alla mia prima gara con le Fiamme Gialle all’Arena di Milano quando correva ancora Alessandro Lambruschini. Chissà, forse senza quella caduta non avrei nemmeno smesso. La Sicilia la conosco molto bene perché oltre dieci anni fa ero seguito da Polizzi. Nella mia carriera iniziata a 16 anni ho cambiato tanti allenatori. Nel 2011 sono ritornato a Trento da Gianni Benedetti e il ricordo più bello della carriera è senza dubbio la finale olimpica a Londra 2012. Vivevo sei mesi in Sicilia e sei mesi in Trentino ma dal 2018 mi sono stabilizzato ad Altofonte».

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