Elena e Letizia, le due ragazze terribili 

Le due cicliste regionali hanno vinto subito all’esordio nell’ élite e sono destinate a dominare la scena per un decennio


di Luca Franchini


Letizia Paternoster ed Elena Pirrone: il presente e il futuro delle ruote in rosa è “made in Trentino Alto Adige”. A dirlo sono la strada e le classifiche, che hanno visto i due talenti emergenti del ciclismo italiano femminile dominare la scena nel mese di aprile, subito “grandi tra le grandi”, alle loro prime pedalate tra le élite.

Elena ha vinto il Giro di Campania in Rosa, Letizia prima si è imposta al Gp Liberazione di Roma e, non più tardi dell’ultimo weekend, al Festival Elsy Jacobs in Lussemburgo, corsa internazionale di tre giorni. Tre successi pesanti arrivati nel breve volgere di pochi giorni, una consacrazione lampo.

Entrambe sono classe 1999, sportive rivali per tanti anni, ora compagne di squadra nella formazione femminile della kazaka Astana. Bolzanina Elena Pirrone, trentina di Revò Letizia Paternoster, accomunate da un percorso che le ha viste affermarsi nelle competizioni mondiali già nelle categorie giovanili, a partire dal Festival Olimpico della Gioventù Europea 2015, dove raccolsero il bottino pieno: Elena vinse la cronometro, Letizia la prova in linea.

Differenti i percorsi di crescita, ma non il destino da campionesse. Letizia ha iniziato a pedalare nell’Anaune di Cles, poi ha proseguito con la maglia del Team Femminile Trentino, la formazione con cui ha conquistato il primo successo pesante della sua giovane carriera, campionessa italiana da esordiente sulle strade vicentine di Malo.

Poi l’esperienza alla Vecchia Fontana tra le junior, categoria in cui è riuscita a conquistare un doppio titolo tricolore su strada nel 2017 (corsa in linea e crono), otto medaglie d’oro agli Europei su pista e altre cinque (del medesimo metallo) ai Mondiali sempre su pista, senza dimenticare l’argento a crono (dietro alla Pirrone) e il bronzo nella prova in linea agli Europei su strada dello scorso anno e il bronzo ai Mondiali di Bergen 2017 nella corsa vinta dalla bolzanina: le due predestinate salirono assieme sul podio, anche lì.

La Pirrone è salita agli onori delle cronache proprio alla rassegna iridata norvegese, dove ha conquistato uno storico doppio titolo: oro nella cronometro junior davanti all’altra altoatesina Alessia Vigilia, poi oro anche nella gara in linea con un’azione solitaria da applausi.

Gli stessi che, precedentemente, si era meritata per il titolo europeo a cronometro, vinto a Herning sempre nell’indimenticabile annata 2017. Il suo 2018 si è aperto con il successo nella seconda tappa e nella classifica generale del Giro di Campania in Rosa che, qualora necessario, le ha regalato nuove certezze.

Un talento cristallino quello di Elena, che è maturata alla scuola del Gruppo Sportivo Mendelspeck, allenata da papà Renato. Lontana dalle pressioni, da quel “tutto e subito” che ha spesso portato onore e gloria agli allenatori e compromesso il futuro di fior fior di talenti. Le vittorie hanno iniziato ad arrivare al momento opportuno, a coronamento di un percorso di crescita mirato e mai forzato, come quello che – per fare un paragone al maschile - ha portato all’esplosione del noneso del Team Sky Gianni Moscon. Alla base c’è sempre il talento, accompagnato però da una gestione sapiente e coscienziosa.

Elena ama la matematica e ha dimostrato di saper fare i propri calcoli, atleta tutta d’un pezzo, solida, forte sul passo, riservata e concreta. Più esplosiva Letizia, sia sotto il profilo caratteriale che sportivo: al debutto tra le élite ha già conquistato due medaglie di bronzo ai Mondiali su pista nell’ultimo inverno (inseguimento a squadre e americana) e in Lussemburgo ha potuto beneficiare anche del lavoro della bolzanina.

A dare un valore aggiunto a quanto fatto nei primi mesi del 2018 è il fatto che entrambe sono alle prese con la maturità scolastica, chiamate a conciliare gli impegni sportivi con quelli scolastici. Elena frequenta il Liceo Scientifico Sportivo di Bolzano e in futuro vorrebbe iscriversi alla facoltà di giurisprudenza, seguendo l’esempio del conterraneo Manuel Quinziato, modello che ha detto di tenere come punto di riferimento. Letizia ha nell’ex iridato Maurizio Fondriest il proprio mentore e a luglio si diplomerà in ragioneria. Poi, per entrambe, ci sarà soltanto la bicicletta, quella passione che le ha portate a salire sul tetto del mondo.

L’immagine torna a quella memorabile giornata vissuta ai Mondiali di Bergen, quando salirono assieme sul podio, con l’inno di Mameli in sottofondo: Elena con la maglia iridata e l’oro al collo, Letizia al suo fianco con quella di bronzo. E il medesimo sorriso.

Elena e Letizia, Letizia ed Elena. Anche cambiando l’ordine dei fattori, il risultato non cambia: è la proprietà commutativa del ciclismo moderno italiano e, perché no, mondiale. Due ruote che corrono veloci, "made in Trentino Alto Adige".













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