calcio

Il retroscena: problemi di gestione e atteggiamento dietro l'esonero di mister Bisoli

Nel campionato scorso i protagonisti si sono adattati alle esigenze del tecnico, quest'anno Bisoli non si è adattato alle caratteristiche dei nuovi
LA NEWS Il Südtirol caccia mister Bisoli


Filippo Rosace


BOLZANO. "Non cambierei questo gruppo con nessuno" a "è arrivato il momento che ognuno si assuma le proprie responsabilità". È il filo rosso lungo il quale si sono sviluppati i quattordici mesi dell'era Bisoli, filo rosso che ha un preciso significato non solo sotto il profilo temporale. Sembrano lontani i tempi in cui Bisoli riusciva con il suo atteggiamento imperioso e la rustica favella ad infiammare i cuori, sia nello spogliatoio che anche allo stadio.

Tempi in cui il "verbo bisoliano" è riuscito ad imporsi con nettezza, nonostante qualche imperfezione strategica che, fortunatamente, nello scorso campionato rimase celata dietro l'azione fortunosa o cancellata dal coraggio dei protagonisti in campo. Quest'anno le cose sono andate diversamente, e non solo perché la dea bendata pare si sia voltata dall'altra parte, ma le cose sono cambiate anche perché la rustica favella e l'atteggiamento imperioso del mister hanno creato qualche problema in più.

Nulla di diverso rispetto allo scorso campionato quando diversi elementi come: Berra, Crociata, Schiavone, Pompetti, Marconi non riuscendo ad avviare un dialogo con il tecnico decisero di andarsene. Nello scorso campionato la squadra seppe reggere l'urto, compattandosi attorno ad un'idea che, giornata dopo giornata, ha comunque logorato diversi rapporti.

Le partenze di Curto, De Col, Zaro fanno parte del contesto, così come quella di Di Tacchio piombata nel bel mezzo del ritiro estivo. Mister Bisoli, al quale va sottolineato il merito di aver consegnato al Südtirol lo storico record della semifinale playoff, quest'anno era partito con lo stesso piglio, pur trovandosi a disposizione di un gruppo qualitativamente differente rispetto a quello della passata stagione.

A Bisoli è mancata la chiave del dialogo con dei giovani che, nello spazio di alcuni mesi, sono passati dall'essere celebrati ed osannati, ad essere convocati al tavolo delle responsabilità. Quanto per capirci: se lo scorso anno a Larrivey bastavano cinque minuti di presenza per onorare la maglia, questi talenti, invece, hanno bisogno di spazio.

Nel campionato scorso i protagonisti si sono adattati alle esigenze del tecnico, quest'anno Bisoli non si è adattato alle caratteristiche dei nuovi. Errore che, secondo chi scrive, è costato al tecnico la chiave dello spogliatoio di Maso Ronco.













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