In 200 sugli spalti Palaonda in attesa del “vero” pubblico 

Accessi e regole anti-Covid. Fuori dallo stadio la protesta della curva Figli di Bolzano. Si aspetta la decisione di Kompatscher


Marco Marangoni


bolzano. Duecento giorni son trascorsi da quel 4 marzo, l’ultimo giorno con la presenza di pubblico al Palaonda (gara 1 dei quarti di finale contro Znojmo davanti a 3000 persone) prima del decreto con il quale il governo col quale ha chiuso gli stadi italiani. Quel giorno era anche la vigilia dell’inizio del duro, pesante, drammatico lockdown che ha annullato e appiattito tutto. Campionati interrotti, manifestazioni cancellate, tutto è stato azzerato ma nella Bolzano che parla sempre più di hockey una cosa non è stata spazzata via: il grande cuore biancorosso.

Duecento era anche il numero delle persone che ieri sera hanno avuto l’onore di assistere alla “prima” dei Foxes al Palaonda – d’effetto il restyling con balaustre, illuminazione e reti nuove – per una sfida dal sapore antico contro l’Asiago, quest’anno campione d’Italia.

Duecento tifosi, non uno di più, perché la società dell’Hc Bolzano non vuole correre rischi, vuole severamente rispettare i protocolli sanitari per poter andare avanti in sicurezza magari sognando nel prossimo futuro quel Palaonda nuovamente pieno di fans. Il patron dei Foxes, Dieter Knoll sa che i suoi collaboratori hanno fatto un ottimo lavoro, sa che la volontà di tutti, società, giocatori e soprattutto tifosi è quello di tornare in massa allo stadio. Nelle prossime ore è attesa la firma in calce del presidente della Provincia Arno Kompatscher su quell’ordinanza che consentirà l’accesso di ben più di 200 persone sugli spalti del palaghiaccio di via Galvani. Una manna che tutto il mondo dell’hockey si attende. Certo, ieri faceva specie vedere solo una tribuna (lato panca puniti) con persone presenti e le restanti desolatamente vuote. Se non ci fossero stati gli applausi e l’esultanza per gli otto gol biancorossi, all’interno del Palaonda ci sarebbe stato un vuoto pneumatico. Fuori dallo stadio a dimostrare il loro disappunto per gli appena 200 accessi consentiti, oltre una cinquantina di persone (quelli della Curva Figli di Bolzano) con un significativo striscione: «nessuna resa e distanziamento ancora uniti nel combattimento». La domanda che ricorreva ieri sera era: «Perché a Brunico hanno dato il via libera per 500 persone?». Risposta ufficiale: «Perché il Lungorienza è stadio aperto». Un po’ paradossale anche perché il Palaonda di spettatori ne può ospitare 7200 a differenza dei poco più di 2000 di quello dei Lupi.

«Abbiamo visto belle cose, devo dire che l’Asiago è un buon avversario ma domenica contro Salisburgo (esordio stagionale in Ice) sarà un’altra partita. Posso già dire adesso che l’obiettivo della prossima stagione è entrare nelle prime cinque – dice Dieter Knoll –. Il Bolzano in questi mesi non ha fatto ferie, ha lavorato su più fronti. Sono contento di aver riportato Findlay, Halmo e Plastino. Tutte le cose che volevamo le abbiamo raggiunte. Ritornare a giocare è stato molto impegnativo ma devo dire che il comportamento dei tifosi è stato ottimo».















Altre notizie

Attualità