Irresistibile Berdal, si accende nel finale e stronca Gjerdalen 

La corsa delle sorprese. Un’imprevista nevicata notturna ha cambiato le condizioni della pista Si parte lenti, su binari “sporchi”, con i migliori in gruppo e le lepri che faticano ad alzare il ritmo La salita di Cascata gira pagina e lancia il norvegese al trionfo che bissa il sigillo della Vasaloppet



Valli di fiemme e fassa. Marcialonga 2020, la gara delle sorprese. Prima fra tutte una leggera nevicata a tarda notte, che nessuno si aspettava e che ha cambiato le condizioni della pista, tale da far impazzire gli alchimisti delle scioline, temperature alte e binari “sporchi” della nevicata di fresco per i primi, neve per nulla ghiacciata con binari a decomporsi dopo il passaggio dei primi gruppi, con una bella “trovata” per gli amatori da Predazzo in poi. Sorprese anche con i vincitori, i norvegesi Tore Bjoerseth Berdal e Kari Vighagen Gjeitnes, in una gara mai così combattuta e mai così stellare.

Ci vorrebbe un libro per raccontare questa 47ª edizione, affollatissima come sempre, 70 duri chilometri da Moena a Cavalese. Donne al via alle 7.50 e subito le lepri si accorgono che è difficile far scorrere gli sci nei binari, alle 8 scattano i maschi, binari puliti dal nevischio, ma neve lentissima. I più forti vorrebbero svincolarsi dalla massa, non c’è il solito trenino dei top 30, c’è un “trenone”. Prima di Canazei i maschi hanno agganciato già le donne e davanti i team più forti sacrificano cinque “lepri”, per pulire i binari e per tenere alto il ritmo. I migliori sono ben protetti nella pancia del gruppo come Gjerdalen, Eliassen, lo stesso Berdal, Cologna, Nygaard, Aukland, Roethe, Persson. Northug invece se la prende con comodo, ma ci sono tanti applausi per lui. Il suo cognome è stampato a caratteri cubitali sulla tuta.

La gara come sempre è anonima fino a Molina, con un gruppone sempre nutrito. La pista è lenta e la fatica si fa sentire. Anche Melandri, dietro, tiene duro, ma le piste a cui è abituato sono molto più scorrevoli….

Insomma incitamenti e applausi ad ogni attraversamento, alla base della salita di Cascata comincia la Marcialonga “che conta”. Quella “vera” rimane però quella degli amatori, ma tutti si ostinano a chiamarli bisonti. Inizia la salita e si fa vedere il “solito” Runar Skaug Mathinsen che scombina i piani del Team Ragde Eiendom. Così Gjerdalen deve scattare, con lui il compagno di colori Eliassen e i due sverniciano la lepre, Eliassen aumenta e Gjerdalen sembra accodarsi. Non è lotta in famiglia, è strategia. Gjerdalen pensa al poker, ma nel finale tra i due si infila Berdal che è stato secondo nel 2018, ma soprattutto vincitore dell’ultima Vasaloppet. Poi il finale che non t’aspetti, Berdal spinge e Gjerdalen vede ormai la corona d’alloro - nelle mani di Angelo Corradini e Michela Croce, la Soreghina - sfumare. Ma potrebbe esserci lo sprint, il presidente e la Soreghina fanno un passo indietro, Berdal non molla, Gjerdalen non si accontenta, ma l’epilogo è scontato. Berdal con la vittoria della Marcialonga di ieri e della Vasaloppet balza nella “hall of fame”. Gjerdalen si inchina, Eliassen fa buon viso a cattivo gioco. Poi arrivano gli altri. L’atteso Roethe, terzo in Coppa sabato, è sempre stato nei primi, ma sulla salita della Cascata paga dazio, finisce 9°. Cologna fa peggio di lui. Sempre al passo dei migliori, sulla salita si inchina agli specialisti del double poling, è 25°, tuttavia vince la scommessa con Northug. Il norge era convinto di arrivare entro 8’ da Cologna, alla fine è 99° a 13’.

L’Italia è al buio. Mauro Brigadoi è a letto con l’influenza, il lombardo Panisi (che vive in Svezia) del Team Robinson Trentino è il migliore (48°). Fino a Predazzo era con i primi, poi i crampi alle braccia lo hanno martoriato. Tra le donne Gjeitnes e Slind si mettono dietro la Korsgren, l’attesa Norgren è solo sesta.

Poi gli arrivi si susseguono fino a sera, lo speaker Mario Broll è un fiume in piena, non lo ferma più nessuno!















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