L’azzurra sul podio nella gara più pazza

Cadono in tre, oro alla cinese e l’inglese squalificata


di Marco Marangoni


SOCHI. Prima viene travolta, poi cade, si rialza, si guarda attorno, è tutta una questione di attimi ma dopo il disperato inseguimento arriva l’argento. Arianna Fontana sa che nel suo sport, lo short track, deve sottostare a leggi non scritte, come quelle degli spintoni, delle falciate da parte della avversarie, ma è stata brava, bravissima a non perdersi d’animo e a tentare l’impossibile. Dentro di lei, considerato anche come si erano messe le cose turno dopo turno, c’era la voglia di azzannare la medaglia d’oro, quel titolo olimpico che forse avrebbe meritato più di qualsiasi altra su una distanza, i 500 metri, che le aveva già regalato il bronzo a cinque cerchi quattro anni fa a Vancouver.

La colpa ieri è stata della meno accreditata delle quattro finaliste, la britannica Elise Christie che semplicemente ha voluto fare la furbetta. Sul tratto rettilineo del primo giro l’inglese ha clamorosamente scartato all’interno per poi rientrare improvvisamente sul tracciato. Le avversarie avevano già impostato la curva e la Fontana è stata spinta da tergo e fatta cadere. È finita contro i materassi anche la sudcoreana Park Seung-Hi che avrebbe dovuto battersi per il titolo contro l’azzurra. L’unica a non essere coinvolta la cinese Li Jainrou che è volata indisturbata verso la medaglia d’oro, la quarta su questa distanza per il suo Paese dopo quelle di Yang Yang (Salt Lake City 2002) e Wang Meng (Torino 2006 e Vancouver 2010). La 23enne valtellinese si è messa all’inseguimento concludendo la prova al terzo posto alle spalle della Christie che dopo pochi secondi dalle lacrime di gioia di quello che sarebbe stato argento ha sprizzato quelle della squalifica.

“Appena entrata in pista ero convinta di portare a casa l’oro, ci credevo, infatti sono subito partita bene – ha detto la finanziera nella mixed zone dell’Iceberg Skating Palace -. Volevo aspettare il momento giusto per passare la sudcoreana. Invece, mi sono ritrovata col materasso in faccia e nel contempo ho visto sfumare l’oro. Ero arrabbiatissima. Quando ho visto la sudcoreana a terra mi sono detta rialzati subito. Alla fine è arrivato un argento che per me vale un oro. Mi rode un po' aver visto vincere la cinese. Sono arrivata qui consapevole delle mie capacità e di ciò che potevo fare. Voglio arrivare in tutte le finali, per ora ne ho già raggiunte due. Vedremo cosa riuscirò a fare nei 1500 e nei 1000”.

Poi un annuncio e un messaggio forte e chiaro da parte della Fontana che a fine maggio sposerà sul lago di Como, Anthony Lobello, anche lui azzurro dello short track.

“Non so se l'anno prossimo continuerò a pattinare. Se smetto, smetto, non si tratterebbe di un anno sabbatico. Cosa potrebbe farmi cambiare idea ? Se i miei allenatori restassero al mio fianco, allora sarebbe probabile che io continui”. Felici i tecnici canadesi Kenan Gouadec ed Eric Bedard che, preso in mano il team azzurro dopo Vancouver, esaltano Arianna. “Con lei è facile lavorare. Nello short track servono tre cose, testa, fisico e tecnica. Certo, i giudici con tre atlete cadute potevano anche fermare la gara. Gli estremi ci sarebbero stati ma la decisone spettava a loro”.

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