viaggio in Florida

Nell’Hall of fame manca solo Tania Cagnotto

Nel museo della storia mondiale dei tuffi e del nuoto anche i cimeli dei Dibiasi e di Giorgio Cagnotto. La bolzanina non c’è: le manca ancora la medaglia olimpica


di Marco Marangoni


FT.LAUDERDALE (Usa). Dopo il pioniere Carlo Dibiasi, suo figlio Klaus e Giorgio Cagnotto, il tempio mondiale degli sport acquatici in piscina è pronto ad ospitare anche Tania Cagnotto. Alla bolzanina, che vanta il maggior numero di medaglie conquistate in Europa, manca l’ultimo grande passo che però è requisito fondamentale: conquistare almeno una medaglia olimpica. L’ultima occasione sarà tra poco più di un anno alle Olimpiadi di Rio de Janeiro che sanciranno anche la fine della sua già splendida carriera. «La concorrenza sappiamo essere molto alta, le cinesi sono stellari, hanno dominato l’ultimo ventennio, ma un posticino per Tania lo teniamo sempre aperto. Certo, se non arriveranno le medaglie olimpiche sarà impossibile proporla», spiegano al nostro giornale i responsabili dell’Ishof, (International Swimming Hall of Fame di Fort Lauderdale, il prestigioso e nobile “museo” della storia di nuoto, tuffi, pallanuoto e nuoto sincronizzato).

Un luogo mitico a due passi dell’Atlantico in una delle anse più lussuose della “Venezia d’America” che onora i grandi campioni di oggi e soprattutto di ieri. Il museo è curato in ogni suo aspetto. L’archivio contiene pubblicazioni uniche, certificati e manoscritti datati, e la collezione è la più vasta del mondo. Abbiamo visitato l’Isho quasi a porte chiuse tra curiosità e forte emozione come quella vissuta osservando i cimeli che risalgono all’11 aprile del 1896, giorno unico delle gare di nuoto (in acque libere) della prima Olimpiade dell’era moderna nella baia di Zea al Pireo (Atene).

Tra le centinaia di oggetti e documenti non passa inosservato il costume bianco con la scritta “Italia” con caratteri di colore verde e rosso di Giorgio Cagnotto. Il grande tuffatore piemontese, oggi bolzanino per matrimonio con Carmen Casteiner, nel 1992 quando è entrato nella Hall of Fame ha donato il suo costume dei Giochi di Monaco di Baviera ‘72 dove conquistò l’argento dal trampolino ed il bronzo dalla piattaforma. Nella stessa vetrina anche il costume del nuotatore Giorgio Lamberti entrato grazie all’oro iridato di Perth ’91 sui 200 stile libero. Poco distante il raccoglitore di pannelli dedicati a chi fa pare della Hall of Fame.

Girandoli uno ad uno, ecco quelli di Carlo Dibiasi, entrato nel 2006 in quota allenatori, e di Klaus, nominato già nel 1981. Il nome dell’“angelo biondo” di Bolzano lo si legge anche tra le persone che hanno dato un notevole contributo allo sviluppo dei tuffi. Klaus nel 1998 era stato insignito del Sammy Lee Award, il premio intitolato al grande tuffatore e allenatore americano. All’esterno l’ormai obsoleto castello dei tuffi. Tra i 19 italiani spiccano Novella Calligaris, Domenico Fioravanti ed il compianto cittì del nuoto degli anni 2000, Alberto Castagnetti ricordato con la tenuta ufficiale olimpica dei Giochi di Pechino 2008.

Il museo venne inaugurato nel 1965 da Johnny Weissmuller, prima campione olimpico di nuoto poi famoso Tarzan. Nell’ampia sala al piano rialzato anche il blocchetto di partenza originale di Mark Spitz usato per vincere sei delle sue sette medaglie d'oro olimpiche a Monaco ‘72. Omaggio anche all’ex presidente americano Ronald Reagan perché nel 1926, bagnino a Lowell Park nei pressi di Dixon, salvò dall’annegamento 77 bagnanti.













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