L'INTERVISTA claudio RASTELLI levico terme 

«Ricordiamolo: anche i calciatori sono persone» 

Lo strano caso. L’allenatore gialloblù è subentrato a Cortese  il 18 febbraio ma non è mai sceso in campo: «Ho amici a Crema e nella Bergamasca, già un mese fa mi parlavano del dramma in corso»


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trento. Claudio Rastelli ha preso possesso della panchina del Levico Terme poco meno di un mese fa. Il 18 febbraio l’ex tecnico di Mezzocorona, Pergocrema, Feralpisalò, Bassano, Alto Adige e Trento è subentrato a Roberto Cortese ma, da allora, in serie D non si è più giocato.

Quando si tornerà in campo non è dato ancora saperlo (ma, al momento, è l’ultimo dei pensieri) e, intanto, l’esperto allenatore originario di Roma, ma ormai trentino d’adozione, vive la propria quarantena casalinga non facendosi mancare l’esercizio fisico.

«Quello sicuramente no - se la ride Rastelli -, altrimenti diventa dura restare tutto il giorno a casa. Con mia moglie Lucia ci alleniamo parecchio: flessioni, addominali, lavoro a corpo libero per restare in forma e, soprattutto, non annoiarsi».

Lei ha due figlie che vivono entrambe all’estero, una in Inghilterra e una in Spagna. Lì la situazione è diversa?

In Inghilterra sì e, infatti, c’è preoccupazione perché l’approccio è totalmente diverso rispetto a quello italiano e mira a non fermare l’economia con poca attenzione alla salute. L’altra mia figlia, invece, vive in Spagna e da oggi (ieri, ndr) hanno chiuso tutti gli esercizi, come in Italia e l’imperativo è quello di restare a casa.

Mister, è veramente difficile parlare di calcio in questo momento.

Io sono dell’idea che i campionati siano stati fermati troppo tardi. Bisognava intervenire prima, senza “se” e senza “ma”. Un mese fa parlavo con amici di Crema (Rastelli ha guidato il Pergocrema, ndr) e della provincia di Bergamo, segnatamente della zona di Nembro, e tutti mi dicevano: “Non hai idea della situazione e del dramma che stiamo vivendo”. Oggi ce ne rendiamo conto anche in Trentino e se ne rendono conto anche nelle altre zone d’Italia. Parlare di calcio è difficile e inutile: le ultime settimane d’allenamento sono state vissute con poca tranquillità perché i calciatori, è bene ricordarlo, sono persone come tutte le altre e non assolutamente al riparo dal Coronavirus.

Secondo lei i campionati ripartiranno o la stagione verrà chiusa qui?

Ah, è impossibile fare una previsione al momento e, quindi, mi astengo da qualsiasi pensiero a riguardo. Sicuramente chi deve decidere si trova davanti ad un’emergenza senza precedenti ma, ripeto, in questo momento non è importante pensare ai campionati di calcio. Se si dovesse ripartire è ovvio che la stagione sarà “allungata” sino a fine giugno con tanti impegni infrasettimanali, ma credo tutti sarebbero ben contenti di affrontare un super calendario, perché significherebbe che il problema è alle spalle. Tutti, ovviamente, abbiamo una gran voglia di normalità, ma non sarà breve e non sarà semplice.

Proviamo a stemperare la tensione: i giocatori del Levico Terme hanno fatto rientro, già diversi giorni or sono, quando le norme lo consentivano, alle rispettive residenze. Come staff avete fornito loro un programma di lavoro personalizzato?

Sì certo. Tutti hanno una scheda d’allenamento da sviluppare nel corso del periodo di quarantena, per non perdere la forma fisica e anche per tenere allenata la mente. Si tratta di ragazzi che, pur essendo dilettanti, sono abituati ad allenarsi ogni giorno e, dunque, per loro è doppiamente difficile restare a casa ventiquattr’ore. Ecco perché abbiamo cercato di tenerli il più possibile impegnati.

Quando le manca il campo?

Ovviamente tanto, come a tutti i tecnici, giocatori e dirigenti abituati a stare tantissimo sul terreno di gioco, che è quasi una sorta di seconda casa per tutti noi addetti ai lavori. Ma non ci sono “santi” che tengano: bisogna stare a casa e rispettare, al cento per cento, l’ordinanza del Governo.













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