inaugurata casa italia 

«Una squadra forte come quella stellare di Lillehammer 1994»

PYEONGCHANG. Una squadra così forte dice di non ricordarla dai tempi di Lillehammer, quando a trascinare c'erano Tomba, Compagnoni, Di Centa. Nell'Italia di belle speranze arrivata a PyeongChang...



PYEONGCHANG. Una squadra così forte dice di non ricordarla dai tempi di Lillehammer, quando a trascinare c'erano Tomba, Compagnoni, Di Centa. Nell'Italia di belle speranze arrivata a PyeongChang «fuoriclasse da copertina magari non li abbiamo, ma siamo competitivi su un terzo delle gare. Parlo di doppia cifra e anche qualcosa di più» la previsione di Giovanni Malagò.

Certo, da riempire ci sarebbe la casella degli ori, tristemente assenti a Sochi, e anche qui il presidente del Coni mostra un certo ottimismo: «Sono legati a fattori imponderabili - sottolinea - certo se vinci dieci medaglie...».

Lo dice aprendo ufficialmente Casa Italia che, in linea con quella di Rio, è stata allestita nello cornice scenografica dello Yongpyong golf club (con Spa e sala fitness): «Ringrazio Diego Nepi e chi ha lavorato con lui per la scelta, in quanto a stile facciamo scuola. Del resto ci sono più membri Cio qui che alla loro sessione» sorride il capo dello sport italiano. Sono 61, per la precisione, con il Principe Alberto in testa, tre vicepresidenti su quattro e la moglie del n.1 Thomas Bach in rappresentanza. Tra loro un grande ex dello sport come Paul Tergat. Malagò si aspetta molto da questi Giochi: «È stato fatto un lavoro eccellente, il clima ora è sereno: non siamo i favoriti ma ci siamo. Un nome su tutti Non abbiamo le star come Hirscher o Shiffrin, ma credo che potremmo fare molto bene. Poi certo tutto può succedere e tra quindici giorni raccontiamo altri numeri. Ora vedo il bicchiere più pieno che vuoto».

Se proprio dovesse scegliere una medaglia direbbe «Nadia Fanchini, varrebbe doppio» pensando alla malattia che ha fermato alla vigilia la sorella Elena. Ha visto gli atleti del ghiaccio di stanza sulla costa, «c'è molta serenità. Era il compleanno di Francesca Lollobrigida, le ho promesso che resto fino alla fine per vedere tutte le loro gare».

Quanto alla vicenda senza fine dei russi, Malagò approva il pugno duro del Cio, nonostante, come è avvenuto, il rischio ricorsi: «In maniera inequivocabile ha tenuto dritto la barra del timone, non si sono fatti sconti». E l'atmosfera olimpica fa riemergere la ferita di Roma, ma allo stesso tempo apre spiragli verso altre corse per l'Italia: Milano ospiterà la sessione del Cio del 2019, e Malagò sogna a occhi aperti: «Magari si farà come per le estive con Parigi e Los Angeles, una doppia candidatura 2026-2030» per l'assegnazione dei prossimi Giochi invernali. Milano per fair play non potrebbe candidarsi visto che ospita la sessione che decide.

«In tandem con Torino sarebbe un'idea bellissima, ma fino a che non avremo un endorsement del governo sono solo chiacchiere. Insomma bisogna aspettare il 4 marzo e le elezioni politiche. Però vedo che l'interesse sta crescendo».

Intanto ci sono i Giochi di PyeongChang da onorare, e la mission è riportare a casa l'oro che manca da un pò. «È una squadra da seguire e poi sarà l'Olimpiade delle donne» sorride Malagò. Senza campionissimi, ma diversi candidati a diventarlo.

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