I beagle "bolzanini" salvati dalla vivisezione e la (demenziale) tassa sui cani



Giap sul divano appena arrivato in famiglia

Giap sul divano appena arrivato in famiglia


«Entra dentro, ti verranno incontro a farti le feste. A un certo punto se ne andranno. Tutti tranne uno. Sarà lui ad averti scelto. Prendilo». E così nella mia vita entrò Giap.

Avevo seguito la storia dei “beagle in fuga” per il giornale. Dal primo minuto, davanti a questi 56 cuccioli grandi come bagigi destinati a fare da test per i cosmetici, avevo giurato che se si fossero salvati, ne avrei preso uno. I fratelli Ebner (Michl, all’epoca eurodeputato, e Toni, direttore del Dolomiten) con una mossa editorial-politica da manuale li comprarono per strapparli all’allevamento che li voleva indietro dalla Sill. Michl ci mise i soldi, Toni lanciò una campagna adozioni sul giornale. Centinaia di richieste da ogni parte d’Italia. Gli Ebner rientrano delle spese con un ritorno d’immagine pazzesco.

Fu così, che una sera di maggio, al tramonto, Christian Klotz, operatore della Sill e grandissimo conoscitore di cani e gatti, aprì il recinto. «Ricordati: prendi quello più cocciuto. Quello che non si staccherà più da te». Davanti: una scena da Cartoonia. Un mix tra la Carica del 101, Lilli e il Vagabondo e Turner il casinaro.

Cinquantasei cuccioli ti circondano, ti saltano addosso, ti fanno le feste. Poi - dopo dieci minuti di delirio -, come aveva detto Christian, piano piano, uno dietro l'altro, puff, svaniscono. Tornano a farsi gli affari loro.
Tutti tranne uno.

Uno piccolo piccolo, grande come una pantofola. Col manto marrone e nero, macchiato di bianco. E le orecchie enoooormi. «Sei tu», gli dico. Lo prendo in braccio e lo porto a casa. La prima notte, io e mia moglie Roberta, abbiamo provato ad applicare le “regole”. Cesta in corridoio, e «che capisca subito che non deve entrare in camera da letto». Sì, come no...
A mezzanotte e 15 comincia a piangere come un bambino. Una cosa da spezzare il cuore a Salvini. A mezzanotte e 20 eravamo insieme - io e lui - sul divano. Lui sdraiato sulla mia pancia, il muso sul petto, il cuore in tilt. Si è fatto accarezzare fino all’alba. Se smettevo, frignava. Inutile dire, che “la cesta” è finita nel cassonetto dei rifiuti.

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Lo abbiamo chiamato Giap, come l’indomabile generale viet-cong che prese a calci nel sedere prima i francesi e poi gli americani. I beagle sono cagnetti intelligenti, indipendenti, testardi e molto resistenti (per questo vengono usati per i test dei farmaci). Ma anche romantici e un po’ sognatori. Snoopy, non a caso, è un beagle. Giap era così. Smargiasso come Snoopy. Un po’ barone rosso, un po’ piccola vedetta prussiana. I primi anni (ma anche quelli dopo) sono stati indimenticabili. Tutto quello che gli capitava a tiro di denti, lo distruggeva. Nell’ordine: 6 telecomandi, decine di cd e libri, palline di natale, matite, penne, calzini... Abbiamo dovuto alzare la casa di un metro e mezzo. Mangiava tutto quello che trovava. Per due volte è finito dal veterinario sotto flebo e vitamina K per i bocconi avvelenati. E poi, le attese interminabili in mezzo al bosco mentre seguiva qualche traccia (sono stanatori incredibili). Passavano ORE prima che si degnasse di tornare alla macchina o all’attacco della passeggiata. Se poi gli saltava in testa di terrorizzare galline, radunare cavalli, mucche o pecore, apriti cielo. I contadini prima bestemmiavano e poi tiravano fuori lo schioppo.
Aveva un’arma formidabile, Giap:ululava (come Snoopy). Se mi fermavo per strada a chiacchierare, lui non gradiva e attaccava il concerto col muso rivolto al cielo: «Dai andiamo, che qui mi rompo».

3_LA DISPERATA RICERCA

Tra Piazza Erbe e via Streiter lo conoscevano tutti. Inutili i corsi con “l’istruttore cinofilo”, che - furbo - mise subito le mani avanti: «Non vi ubbidirà mai. È un beagle». Sì, certo. Pensavo scherzasse: «Il maschio alfa in casa sono io, comando io. Lui è il cane. Lui fa quello che gli dico...». È andata a finire come la cesta... Aveva paura solo di una cosa, Giap: i furgoni bianchi e il rumore dei cancelli. Veniva da un allevamento lager emiliano, che produceva cani in massa per la vivisezione, sfruttando in modo indegno le fattrici a ciclo continuo. Quando è stato salvato, viaggiava su un furgone (bianco), stipato assieme agli altri in gabbiette minuscole nella sporcizia e nel terrore. Roba da Crudelia Demon. Se vedeva un furgone bianco, tremava, si sedeva e non voleva più andare avanti. Ci voleva una buona dose di carezze, parole dolci (e biscottini) per calmarlo. Giap, è stato un compagno fedele, affettuoso (e anche un po’ pazzo) fino alla sua morte. Se ero giù, lo capiva. Si accoccolava con me sul divano o sul letto, e mi riscaldava. Oppure ci facevamo lunghe passeggiate: io dietro ai miei pensieri, lui a qualche schifezza in mezzo all’erba.
Chi ha un cane lo sa.

La proposta di una tassa sui cani, avanzata da Bertinazzo, è assurda e ridicola. Da quando in qua si tassano gli affetti e i sentimenti? Giap è morto un anno e mezzo fa. Aveva 12 anni. I beagle destinati alla vivisezione difficilmente campano a lungo. Quel giorno, quando il veterinario lo ha “addormentato”, io e mia moglie lo abbiamo abbracciato. Lo abbiamo sentito andar via. Il cuore spegnersi. Spero, un giorno, di ritrovarlo nelle grandi praterie del cielo. Insieme a Paco, Ulisse. E ai due cani che oggi vivono con noi: Nina e Naki.
Chi ha un cane lo sa.













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