Il ballottaggio in Alto Adige è un po' come un conclave



È un po’ come un conclave, un ballottaggio. Perché le alleanze fra cardinali cambiano continuamente. Di qui la battuta riferita proprio a un cardinale: è entrato Papa in conclave e ne è uscito vescovo. Questo per dire che la gara è molto aperta, a Bolzano e a Merano. Non ci sono passeggiate, in vista, per Caramaschi e Zanin o per Rösch e Dal Medico. Anche perché bisogna tenere conto di alcune variabili. La prima è legata agli elettori: facile immaginare che al voto andranno meno persone. Il che altererà percentuali e previsioni. La seconda è legata alle alleanze: i partiti potranno dare anche indicazioni molto chiare ai “loro” elettori (è ad esempio unanime l’appoggio della Svp a Caramaschi), ma gli elettori, anche se al primo turno si sono schierati convintamente con un partito e solo con quello, non sentono esattamente un fucile sulla schiena, quando entrano nel seggio (la storia di Salghetti e di Benussi resta scolpita nella pietra). A maggior ragione - non si sentono “minacciati” e osservati - se ci tornano, al seggio, per scegliere un candidato diverso da quello sul quale hanno puntato al primo turno. Ecco perché Caramaschi osa sorridere ma si guarda bene dal dormire sonni tranquilli. Ecco perché Roberto Zanin pensa ancora di poter saltare le segreterie dei partiti, parlando direttamente agli elettori. Del resto, ha in mano la carta della vita. Quella che ti devi giocare nel migliore dei modi. Una cosa è certa: i suoi sostenitori al voto ci torneranno tutti. 

Di Gennaccaro ho già scritto molto. Da buon democristiano - in alcuni casi non si è mai ex, nemmeno se si è nati quando la Dc praticamente già si scioglieva - lui tende ad annusare l’aria. E raramente si schiera col cavallo perdente. Il suo caso è comunque diverso: chi lo sostiene si fida di lui e lo vuole in giunta; dunque è verosimile che assecondi fino in fondo la sua scelta. Va però riconosciuta una grande dote, al di là dell’astuzia, al gatto con gli stivali Gennaccaro: ha intercettato nuovi candidati (e di conseguenza nuovi eletti) ancor prima che nuovi elettori, dando voce a una città che i partiti tradizionali non hanno sempre saputo né vedere né ascoltare. Qualcuno, anziché snobbarlo, dovrebbe invece prendere lezioni private da lui: vale per chi non è nemmeno riuscito a tornare in aula (dai 5stelle a Forza Italia), ma anche per chi ha camminato con lui in questi anni.

Merano è un’incognita da ancor più punti di vista. Gli elettori della Svp, la grande esclusa, potrebbero avere un peso determinante, andando in massa al voto o disertando anche in piccola parte le urne. E gli italiani cosa faranno? Superearanno le ideologie? Rösch e Dal Medico sono appesi prima di tutto a queste due variabili. Ai cardinali elettori, insomma.













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