L'Italia liquida che tiene famiglia



Tutto è ormai liquido, per dirla con il grande sociologo Bauman, citato in queste ore anche da Papa Francesco. E sono liquidi i nostri pensieri, i nostri voti, le nostre scelte, le nostre granitiche incertezze e le nostre assolute eppur precarie certezze.
Siamo italiani. Siamo fatti così. Ci piace l’uomo forte, ma, se arriva, salvo che non ci sia di mezzo una dittatura, ci stufiamo in fretta. Siamo pro e contro. Dentro e fuori. Impudenti trasgressori e amanti delle regole, meglio se applicate agli altri, ovviamente. Siamo rivoluzionari e reazionari. Grillini (o leghisti o forzisti e altro ancora, a seconda delle stagioni) e organici. Generosi senza riserve e un po’ razzisti. Odiamo i favori fatti gli altri, ma tendiamo a chiederli per noi e per i nostri cari. Teniamo tutti famiglia. E, scandalizzati a modo nostro, tendiamo a tollerare che alcuni ne abbiano più d’una.
Inutile dunque che ci si stupisca di un Pd incapace di essere a trazione integrale e a vocazione maggioritaria. Lo stesso Ulivo, del resto, trionfò grazie al moderato e cattolico Prodi, ma dal giorno successivo alla vittoria fece di tutto (due volte) per disarcionarlo: per prenderne il posto, anche per un solo giorno, o semplicemente per dispetto. Lo slogan potrebbe essere sempre lo stesso: minoritario è chic. Slogan alternativo: dividiamoci e sbraniamoci. Come se gli italiani fossero lì tutti ad aspettare la fine dell’ennesima battaglia.
Lo spirito dell’Ulivo - come ho già avuto modo di scrivere - sembra l’unico antidoto ai virus che attraversano l’Italia, l’Europa e il mondo. Ma la politica rema in senso opposto: rinneghiamo il passato prossimo, i primi risultati di un governo stabile e la scoperta di un leader (spaccone, ma capace di dare speranza almeno ad un pezzo di Paese). Tutto a mare. L’obiettivo principale non è quasi mai andare avanti, ma fare in modo che non lo facciano altri. Facile costruire l’unità contro qualcosa o qualcuno. Complicato provare a cambiare non dico il Paese, ma anche solo il condominio. E le ragioni del Paese vengono sempre dopo le logiche dei clan, dopo le invidie e gli sgambetti.
Di questo passo, può anche essere che qualcuno vinca un congresso. Ma non sarà certo l’Italia, a vincere.













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