La nostra battaglia e le prime soluzioni per i passi dolomitici



La montagna, dirà qualcuno, sabato ha partorito il topolino. La montagna, diranno altri, finalmente pensa un po’ a se stessa. E passa dagli slogan ai primi atti concreti. Timidi? Staremo a vedere. Per mestiere, io non sono né ottimista né pessimista: sono realista. E per questo considero determinante il risultato raggiunto: è un passo importante per i passi, mi vien da dire con un gioco di parole. Non è un traguardo. Non è un punto d’arrivo: è l’inizio di un cammino. I test, gli esperimenti, le prove, servono a questo. A cambiare le cose: cercando di trovare la soluzione migliore. Per il nostro giornale, che ancora una volta s’è messo in gioco per chiedere alla politica di muoversi, non è una vittoria: è, semmai, la dimostrazione del fondamentale valore di una campagna di carta e d’inchiostro. Nel silenzio generale, noi abbiamo ancora una volta gridato: come sui vitalizi, come sulle slot, come sull’autonomia provvisoria, come sulla presenza delle donne in politica e nei consigli d’amministrazione. Come su molti altri temi.
Abbiamo sentito più voci, abbiamo aperto più strade, abbiamo scelto di stare da una parte molto precisa: quella dei passi, quella dell’ambiente, quella di un futuro che per esistere ha bisogno di essere tutelato e (ri)pensato ora, in un presente che - come queste fragili montagne che sono la nostra carta d’identità - non è infinito.
La tutela dei passi dolomitici - patrimonio dell’umanità a parole più che nella sostanza - lascerà la prima pagina. Ma non il giornale. Non la rete. Perché verificheremo cosa ne sarà dell’impegno preso ieri dalle due Province autonome. E non faremo come chi, tante volte, ha sperato che l’arrivo dell’autunno e dell’inverno fosse un tappeto sotto il quale nascondere tutto. Vigileremo. Con l’ottimismo della volontà caro a Gramsci. Ma anche con un po’ di soddisfazione. È un buon inizio.













Altre notizie

Attualità