Con la bici e gli sci dalla Bassa Atesina alla cima del Bianco 

La maratona di due cinquantenni, idraulico e carrozziere Schweiggl è di Cortaccia e Tschager è di Cornaiano


di Bruno Tonidandel


CORTACCIA. Sul Monte Bianco in bici? Oddio, no, ma quasi. La maratona, pedalando su una city-bike con al traino un carrettino a due ruote con un carico di 35 kg, è stata compiuta giorni or sono da due amici, Stefan Schweiggl, 50enne di Cortaccia, dipendente della carrozzeria di Luigi Galvagni di San Floriano e Armin Tschager, 49enne, idraulico di Cornaiano.

I due non sono certo tipi da bar, tv o da partite a carte, senza nulla togliere a chi preferisce la sedentarietà. Stefan e Armin, nelle pause libere dal lavoro, in estate sudano in bici o si arrampicano sulle Dolomiti, mentre in inverno, eccoli con sci e pelli di foca ai piedi a sfidare i percorsi inediti di sci alpinismo.

Quest’anno però hanno voluto concretizzare il loro periodo di ferie abbinando le loro due passioni principali, la bici e l’alpinismo. E allora, in primavera, eccoli al bar davanti ad un caffè a studiare un itinerario idoneo da percorrere in sella e pedalando dalla Bassa Atesina fino a Chamonix attraverso la Svizzera. Una mattina di giorni or sono il carrozziere e l’idraulico si ritrovano ad Appiano pronti all’avventura. Entrambi hanno una bici che assomiglia ad una mountain bike che traina un’appendice da carico a due ruote. Sopra sono stivati e legati ben bene, sci, pelli di foca, scarponi, picozza, corda da arrampicata da 30 metri, ramponi, abbigliamento da montagna e da bici; fra tutto questo anche una bottiglia di vino, ma di solo mezzo litro, donata dai responsabili della Cantina sociale di Cornaiano. Insomma, un carico di 35 kg. Partenza quindi dal paese dell’Oltradige con destinazione la Valle Venosta, Tubre e Santa Maria, in Svizzera. Prima tappa e primo pernottamento. Molto più impegnativa la seconda frazione, anche perché c’è da scalare il Passo del Forno e Passo Albula, due valichi impegnativi per dei ciclisti con bici da corsa; quasi impossibili da superare con bici appesantite da “rimorchio”.

I due artigiani però sono allenati a qualsiasi fatica e a Thusis, sempre in Svizzera, trovano una sistemazione di fortuna per passar la notte. Non c’è tempo da perdere, e all’indomani, di nuovo in sella per la terza tappa con una variante imprevista. I due affrontano subito l’Oberalppass, transitano per Andermatt e incominciano a salire sul Passo Furka. Ma, quasi in vetta ecco due gendarmi elvetici che li bloccano: “Alt, la strada è chiusa per pericolo di valanghe; non si può andare avanti”; se si vuole proseguire si deve ritornare ad Andermatt e salire sul trenino che attraversa in tunnel la montagna. Pochi minuti di treno e Stefan e Armin sono di nuovo in sella lungo la valle del Rodano fino a Sierre, nel Vallese, dove pernottano. Quinta ed ultima tappa in bici, passando per Martigny e superando l’ostico Passo Forclaz e finalmente Chamonix ai piedi del Monte Bianco. Due giorni di riposo forzato per colpa del maltempo ma poi, diradata la nebbia Stefan Schweiggl e Armin Tschager con gli sci ai piedi raggiungono il rifugio Mulé e all’indomani alle 2 del mattino l’attacco finale al “Bianco”. In vetta ai 4.810 metri (quarta volta per Stefan), i due altoatesini si complimentano a vicenda per aver raggiunto la cima d’Europa dall’Alto Adige senza usare l’auto e stappano la bottiglia di vino della cantina di Cornaiano per un brindisi. Veloce discesa con gli sci fino a Chamonix dove ci sono ad attenderli gli amici in auto che li riconducono a casa. In totale, Stefan e Armin in 5 giorni di bici, da Appiano a Chamonix, hanno percorso 530 km con un dislivello di 7.800 metri. Altri 3.900 metri di dislivello a piedi per scalare il Monte Bianco.













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