Diecimila in piazza per fare festa con l’Egetmann 

L’evento a cadenza biennale. Collaborano 5-600 persone ma – come la tradizione impone - «a sfilare sono solamente gli uomini» Se ne parla dal 1591. Il sogno? Far parte del patrimonio Unesco 


MASSIMILIANO BONA


termeno. Bagno di folla, ieri a Termeno, per la tradizionale sfilata - a cadenza biennale - dell’Egetmann, a cui hanno assistito oltre 10 mila persone attratte da un rito le cui prime tracce risalgono al 1591. C’è chi dice che le radici del corteo sarebbero ancora più antiche tanto da richiamare la fecondità e i sacrifici alle varie divinità in epoche antecedenti al cristianesimo. Di sicuro l’Egetmann - come spiegano gli organizzatori guidati dal presidente Günter Bologna - è la rappresentazione simbolica della lotta tra luce e buio, tra bene e male, della primavera e della fertilità, le cui origini affondano nella tradizione medievale del martedì grasso. Ieri il corteo è partito alle 13 e trovare un posto in strada o nei parcheggi era pressoché impossibile. «È stata un’edizione - spiega Josef Gamper - da tutto esaurito. Complice la giornata eccezionale la sfilata è stata molto lenta e andremo avanti a far festa in piazza Municipio fino a notte fonda». Figura centrale della sfilata è Egetmann Hansl, pupazzo di paglia accompagnato dalla sposa. E la sposa è un uomo travestito, perché la tradizione non consente alle signore di sfilare. «Ma le donne ci aiutano tantissimo con i costumi e con molte altre cose. Riusciamo a coinvolgere 5-600 persone, il 90 per cento delle quali è proprio di Termeno».

Nel corteo non manca il Wilder Mann (l'uomo selvaggio) che rappresenta un antico demone. Un’altra figura centrale è quella degli «Schnappviecher», coccodrilli senza orecchie ma con un'enorme testa pelosa e le corna, che aprono e chiudono la bocca spaventando soprattutto i più piccoli. Oltre al trombettiere, sui vari carri, ci sono contadini, braccianti agricoli, poveri, nomadi, ricchi, sarti e pescatori. Anche ieri c’è stata la corsa ad accaparrarsi i posti migliori e ad andare a ruba sono stati anche questa volta quelli sulle balconate. Una festa popolare senza eguali in provincia, vietata durante il Ventennio fascista, ma tornata in auge nel Dopoguerra. Con gli anni è diventata anche una calamita per turisti e ora il sogno è quello di entrare a far parte del patrimonio culturale Unesco.

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