Il progetto

I giovani della Bassa Atesina al lavoro nei campi sequestrati a Riina 

In Sicilia coinvolti 26 ragazzi che hanno sistemato una vigna con la coop “lavoro e non solo” di Corleone Braito: «L’obiettivo? Creare una coscienza sociale nei nostri teenager. Apprezzate le testimonianze di chi è in prima linea» 


Massimiliano Bona


EGNA. Stanchi ma felici. Parliamo dei ragazzi della Bassa Atesina (ma non solo) che stanno partecipando ai campi della legalità, in Sicilia, organizzati da Libera assieme ai centri giovanili altoatesini: da Point di Egna, Ora e Laghetti all’Arci di Bolzano fino allo Jugenddienst di Lana. Un’esperienza unica nel suo genere perché si tratta di un progetto finalizzato alla valorizzazione e alla promozione del riutilizzo sociale dei beni confiscati e sequestrati alle mafie, ma anche alla formazione dei partecipanti sui temi dell'antimafia sociale.

«Sono 26 i ragazzi di tutta la provincia - spiega Michele Braito , responsabile del centro giovanile della Bassa Atesina - con tre accompagnatori che stanno aiutando la cooperativa "lavoro e non solo" di Corleone. Le ragazze e i ragazzi di età compresa tra i 18 e i 25 anni hanno aiutato nei primi giorni la cooperativa a sistemare una vigna che era stata distrutta da un’alluvione (un bene confiscato a Totò Riina, mafioso e terrorista italiano, legato a Cosa nostra e considerato il capo dell'organizzazione dal 1982 fino al suo arresto, avvenuto il 15 gennaio 1993. È stato ritenuto il più potente, pericoloso e sanguinario componente di tutta Cosa nostra in quegli anni, talvolta menzionato come il “capo dei capi” ndr) e che tornerà presto produttiva anche grazie all'impegno dei giovani altoatesini».

Ma non c’è stato solamente il lavoro nei campi.

«Al lavoro sotto il sole cocente di agosto si alternano incontri di testimonianza e di memoria tra i quali grande rilievo ha avuto la visita alla casa di Peppino Impastato giovane giornalista di Cinisi ucciso dalla mafia nel 1978 per la sua grande attività di denuncia. Le attività andranno avanti per tutta la prossima settimana».

Grazie a questi campi le cooperative assegnatarie di questi beni riescono a portare avanti il loro interveto e ad utilizzare al meglio i beni confiscati alla mafia, oltre a contribuire a creare una coscienza sociale volta alla legalità.

Prima del Covid 27 progetti su beni e terreni confiscati alle mafie.

Da quando sono iniziati, nel 2004, i campi hanno ospitato migliaia di ragazze e ragazzi e hanno visto impegnati nel lavoro volontario anche tanti anziani, in un'ottica positiva di scambio di memoria e di confronto con i giovani. Nell’ultima edizione a pieno regime sono stati circa 500 i partecipanti, che hanno alternato momenti di formazione e informazione sulla lotta alla mafia a incontri con parenti delle vittime e testimoni di giustizia, a presentazioni di libri, laboratori di musica, video, workshop di fotografia sociale e di giornalismo e tanto altro. Nel corso di questi anni non sono mai mancate visite in luoghi simbolici come la casa di Totò Riina a Corleone, Portella della Ginestra - luogo dell'omonima strage del 1 maggio 1947, Casa Memoria Peppino Impastato a Cinisi, ma anche la tendopoli di Rosarno/San Ferdinando. Approfondimenti di varia natura sono stati dedicati a caporalato, agromafie, tratta degli esseri umani ma anche a realtà del territorio, come le fabbriche chimiche, la pineta di Sovereto e l'area marina protetta di Isola di Capo Rizzuto.

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