Vignaioli, la scommessa all’insegna della diversità 

L’avvio. Nel 1999 una dozzina di produttori si fece avanti nonostante le molte resistenze Josephus Mayr: «Il futuro? Mi piacerebbe vedere le tre organizzazioni unite sotto un unico tetto»



Caldaro/egna/appiano/bolzano. Parafrasando un celebre film western, potremmo chiamarli “quella sporca dozzina”. Erano infatti dodici, i piccoli produttori vinicoli che l’11 maggio del 1999 diedero alla luce l’associazione Vignaioli dell’Alto Adige. La nascita fu accompagnata da una massiccia dose di scetticismo: cosa ci fanno queste piccole aziende a conduzione familiare nel mondo dei grandi vini?

Una crescista costante.

E invece oggi, a distanza di vent’anni, il numero dei soci è salito a cento e il percorso, arduo e tortuoso, è stato costellato di successi tanto da renderli un tassello ormai inamovibile del panorama enologico altoatesino. I piccoli vignaioli di vent’anni fa sono diventati grandi, e la pionieristica dozzina è diventata una flotta di oltre cento viticoltori indipendenti.

Uno dei fondatori.

Josephus Mayr del maso Unterganzner Hof, uno dei 12 soci fondatori, è ancora oggi tra i più attivi dell’associazione. Per lui, e per gli altri undici colleghi di allora, fu subito chiaro che i piccoli produttori vinicoli avrebbero dovuto unire le forze, per poter sopravvivere su un mercato dominato dal Consorzio delle cooperative vinicole e dai commercianti di vino. «Per noi piccoli vignaioli era importante soprattutto essere ascoltati dal mondo politico e trovare le soluzioni più giuste per le nostre questioni e problematiche», racconta Mayr. Superate le prevedibili difficoltà dei primi anni, nel tempo l’associazione dei vignaioli indipendenti è diventata sempre più un partner serio e autorevole nel comparto vitivinicolo altoatesino.

Il numero dei soci cresce di anno in anno, è stato nominato un direttore e allestito un ufficio spedizioni, il direttivo è costantemente al lavoro per gli associati, sia in veste di portatore d’interessi che di fornitore di servizi. A questo si aggiunga il fatto che «i consumatori, siano essi altoatesini o forestieri, apprezzano e acquistano sempre più i prodotti venduti direttamente dai piccoli vignaioli», annota con soddisfazione Mayr, che sottolinea anche la buona collaborazione con le cooperative vinicole e con i commercianti di vino nonché l’attenzione del pubblico nei confronti dei vignaioli indipendenti e delle loro tematiche.

Il piano per il medio-lungo periodo.

Soci e direttivo sono tuttavia coscienti che dopo 20 anni non sia ancora arrivato il momento di smettere. Per il futuro Josephus Mayr, proprietario dell’Unterganznerhof, ha un desiderio particolare.

«Mi piacerebbe vedere le tre organizzazioni unite sotto un unico tetto, in modo da rendere davvero ottimale la collaborazione e conferire un prestigio ancora maggiore alla viticoltura altoatesina, che è a livelli molti alti».

Un prestigio, quello attuale, derivante anche dal grande impegno dei vignaioli indipendenti dell’Alto Adige e del loro direttivo, che puntano ad accrescere la notorietà e la diffusione dei vini altoatesini nelle regioni settentrionali e centrali dell’Italia.

I prossimi impegni.

L’appuntamento principale dell’anno sarà come di consueto la manifestazione Vinea Tirolensis, in programma il 16 ottobre 2019 sempre nell’ambito di Fiera Hotel. A distanza di vent’anni, l’evento organizzato dall’associazione Vignaioli dell’Alto Adige rappresenta ancora una straordinaria opportunità per i soci di mettere in mostra e far degustare i propri vini, raccontando ai visitatori tutto il lavoro e la passione che ci sono dietro un buon vino. E spiegando come, partendo da un manipolo di pionieri, si è sviluppata un’associazione di successo che oggi rappresenta un ambasciatore autentico e autorevole della viticoltura altoatesina.

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