L’iniziativa

Bolzano, senza farmaci e medici di base: «La povertà sanitaria è in crescita»

La Giornata nazionale promossa dal Banco farmaceutico (lunedì 12 febbraio) in 42 farmacie della Provincia, grazie alla presenza di 230 volontari. Nel 2022 sono stati raccolti 5107 farmaci 

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Ilaria Cagnacci


BOLZANO. È tornata anche quest'anno la Giornata nazionale di raccolta del farmaco. L'iniziativa promossa dal Banco farmaceutico per contrastare la povertà sanitaria che si è svolta oggi (lunedì 12 febbraio) in 42 farmacie della Provincia. Nel 2022 sono stati raccolti 5107 farmaci.

«Quest'anno abbiamo avuto un aumento significativo delle farmacie aderenti, con sette farmacie in più siamo assolutamente ottimisti. Ci fa piacere che negli anni la raccolta stia prendendo piede anche fuori dalle città. Stiamo iniziando ad avere farmacie anche nelle valli con popolazione a maggioranza tedesca, questo significa che è un'iniziativa sentita da tutti» dice Marco Ceccon, Delegato territoriale per la Provincia di Bolzano.

La raccolta è garantita dalla presenza di circa 230 volontari appartenenti a tredici associazioni diverse. Sono invece sei le realtà assistenziali che aderiscono al Banco e alle quali verranno destinati tutti i farmaci raccolti durante la settimana. Tra queste, troviamo la Farmacia Solidale del Gruppo Volontarius, una struttura non aperta al pubblico al cui interno lavorano solo medici volontari. Una volta ricevuti i farmaci dal Banco, i medici ne verificano i requisiti per il riutilizzo e poi li assegnano su ordinazione sia a servizi interni del Gruppo Volontarius, come l'Ambulatorio Medico Mobile realizzato in collaborazione con la Croce Bianca, sia alla Croce Rossa Italiana (CRI) Bolzano, Croce Bianca - Protezione Civile, Caritas e al Gruppo Missionario di Merano.

In una logica del tutto antispreco, quando i farmaci sono in esubero vengono inviati in contesti di emergenza. Questo è stato il caso dell'Ucraina che nel 2023 ha ricevuto più di 4000 confezioni di farmaci grazie alla collaborazione con la Croce Bianca - Protezione Civile per Ucraina e il Fondo di Beneficenza "Brava Ucraina". A volte si tratta di farmaci da banco, altre volte di farmaci anche molto costosi, che però non possono essere ridistribuiti attraverso il Sistema Sanitario Nazionale, poiché ad oggi non esiste una delibera della Giunta Provinciale che ne regoli la circolazione.

Una povertà diffusa.

Nel quadro della povertà sanitaria, che nel 2023 ha visto a livello nazionale un aumento del 10,6% delle persone costrette a chiedere aiuto per curarsi, c'è anche chi, non solo non può permettersi i farmaci, ma non ha neanche accesso a un medico di base. Sono le persone senza fissa dimora, che già vulnerabili per la mancanza di una casa, trovano ostacoli insormontabili per accedere ai servizi sanitari a causa dell'assenza di un criterio fondamentale: la residenza. Nonostante il diritto alla salute sia sancito come fondamentale nell'art. 32 della nostra Costituzione, la residenza anagrafica, di fatto, risulta la discriminante tra chi può e chi non può esercitare alcuni importanti diritti civili e politici, tra i quali il diritto alla salute.

Diana Seyffarth, responsabile dell'area persone di strada e grave emarginazione del Gruppo Volontarius, spiega che questo è un tema urgente da affrontare. «L'incremento delle problematiche sanitarie tra la popolazione di strada negli anni non è stato accompagnato da un potenziamento adeguato dei servizi. Sono decine le persone che ogni settimana si rivolgono ai nostri medici volontari per poter effettuare dei controlli, avere delle prescrizioni e dei medicinali».

Non avere un medico di base significa o doversi rivolgere a realtà come quella dell'Ambulatorio Mobile o accedere al Pronto Soccorso, spesso quando è troppo tardi e la situazione si è già aggravata. Ad oggi fanno eccezione le Regioni Emilia-Romagna, Abruzzo, Liguria, Puglia e più recentemente la Regione Marche, che hanno svincolato il diritto alla salute dal requisito della residenza con leggi più inclusive.

C'è poi chi invece soffre di malattie croniche o psichiatriche per le quali ci vorrebbe una cura costante e un ambiente di vita protetto. «Una persona con una malattia oncologica o il diabete, che non ha l'età per andare in una casa di riposo, dove va? La nostra è un'accoglienza prevalentemente notturna, questo significa che queste persone passano intere giornate per strada. Di storie ce ne sarebbero centomila», conclude Seyffarth.

«Ci sono tante persone senza dimora che vivono da lunga data a Bolzano e alle quali bisogna garantire il diritto alle cure. Persone che, come tutti, hanno una dignità, e dovrebbero anche poter morire con dignità, non fuori su una panchina. Noi lavoriamo tutti i giorni affinché questo non accada, ma è ancora necessario un lungo lavoro di sensibilizzazione rivolto sia ai cittadini che ai servizi».













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