Ötzi, 5 milioni di visitatori in 20 anni  

Il polo museale è un calamita che attira gente da tutto il mondo. Incassi record e scoperte che rivoluzionano la Storia


di Paolo Campostrini


BOLZANO. Dei suoi 5.300 anni di vita, gli ultimi venti sono stati i migliori. Curato, accarezzato, riposto con cura in un luogo senza più sbalzi di temperatura, né estati torride né inverni, protetto dai nemici, al riparo dalle fiere, sorvegliato nel sonno, le sue cose riposte e ripulite mai più preda dei ladri. Ötzi ora, potrebbe considerarsi un uomo arrivato. Non deve più correre, scappare, deve solo tenersi in salute ma a questo ci pensa una squadra di specialisti che si dedicano solo a lui. E poi ha tanti amici. Ieri, per dire, è arrivato il "5milionesimo". Giungeva da Lindau, con tutta la sua famiglia, Herr Richter. In fila alla cassa del Museo archeologico, quando è arrivato il suo turno di ritirare il biglietto, il signore è stato sommerso dai flash dei fotografi. Perché è accaduto questo all'inizio di via Museo, intorno alle 11.30: in concomitanza con i festeggiamenti per i 20 anni del suo museo, la direttrice Angelika Fleckinger, ha scoperto che, proprio quel giorno (ieri dunque), i ticket d'ingresso sarebbero arrivati a cifra tonda. «Una casualità - spiega sorridente Katharina Hersel, una delle sue più strette collaboratrici - ma non potevamo non approfittarne...». Festa nella festa, allora. Ma anche l'occasione per aprire le porte al futuro di Ötzi e ai possibili scenari dischiusi per il suo museo. «Beh, sì, è arrivato il momento di pensare seriamente al trasloco - ammette Florian Mussner, assessore provinciale e curatore in primis dell'uomo del Similaun - e dico con sicurezza che sosterrò con forza i tentativi di Comune e Provincia di costruire qui di fronte il nuovo Polo museale. Bolzano lo merita...». Tentativi ormai molto insistiti. E con un quadro di riferimento normativo delineato: «Il presidente Kompatscher dovrà ora firmare una "manifestazione d'interesse" per il progetto comune- annuncia il sindaco Caramaschi - e poi anche noi sottoscriveremo la nostra piena adesione». È stata individuata nell'ex Ina, davanti a Ponte Talvera, la nuova casa di Ötzi , ben stretta al museo civico e con la biblioteca trasferita alle ex Pascoli. Si attende solo la conclusione delle (difficili) trattative col proprietario, la Habitat di Pietro Tosolini. Ma è la mummia a non stare mai ferma, in questo periodo. In senso figurato, s'intende. Le scoperte sui suoi ultimi giorni, i suoi movimenti, la vita e la morte del più importante reperto archeologico umano dell'intero pianeta, si susseguono. Ecco le ultime. Le armi, ad esempio. «La novità è che il rame di cui è provvisto Ötzi non proveniva da dove tutti pensavano finora, da qui intorno o dal basso Trentino o dal Veneto, ma addirittura dalla Toscana». Questa constatazione cambia i connotati di tutto il quadro che gli studiosi si erano disegnati rispetto alla geografia del mondo antico. Innanzitutto i collegamenti. Che erano continui e costanti. E le Alpi vicine, molto più vicine di quanto sembri, alla terra che sarà poi abitata dagli Etruschi. E ancora: in seguito a questi studi, anche un'ascia scoperta in Svizzera è risultata proveniente dalla bassa Toscana. E si è deciso di studiarle tutte, le armi dell'età del rame in mano agli archeologi. E dunque le nostre Alpi erano una barriera o un passaggio? Un ostacolo o una via commerciale molto battuta già tremila anni fa e molto più di oggi o di ieri? E poi la morte. «È stato incaricato un criminologo di esaminare i reperti in nostro possesso per delineare il quadro della sua morte e, possibilmente, arrivare all'assassino...», rivela ancora Katharina Hersel. E sembra che sia accaduto questo al nostro, come in un film giallo. Ötzi è stato aggredito una prima volta ma è riuscito a fuggire, difendendosi e divincolandosi. La ferita che è stata individuata recentemente sulla sua mano, parla di un taglio profondo, quasi fino all'osso, che parte dalla base del pollice e entra nella carne, a fianco del dito indice. «Chiaramente - dicono gli esperti - nel classico movimento istintivo che fa una persona per proteggersi da un fendente in arrivo verso il proprio corpo». Ferito, Ötzi, si è poi messo a fuggire, con poche cose con se. Correva a perdifiato quando è stato raggiunto e colpito infine alle spalle. Chi lo ha ucciso, pare fosse dunque fortemente motivato perché non si è trattato di un agguato ladresco ma di un insistito inseguimento: lotta di potere? Una donna? Per adesso, Ötzi sta portando invece grandi ricchezze in Alto Adige. A fronte di un contributo di 7 milioni annui dalla Provincia, il museo ha un bilancio di 15 milioni. Dunque incassa più di quanto riceve: solo l'anno scorso 286 mila visitatori. E 5 milioni in 20 anni. Un'azienda. Con un indotto incalcolabile in termine di immagine, marketing turistico e tutto il resto. Ötzi ora sta bene ma anche Bolzano non si può lamentare.















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