A Bolzano l’integrazione si fa in quattro (sorelle)  

La straordinaria avventura delle albanesi Aneta, Arta, Florika e Filoreta Ngucaj. Con la loro cooperativa hanno fondato un asilo, e il servizio badanti. L'appello ai politici: Chiediamo di poter votare e di avere la cittadinanza italiana


di Fabio Zamboni


BOLZANO. Nell'ultimo libro di Mario Calabresi "Cosa tiene accese le stelle" (Mondadori) si raccontano piccole storie che, in sintesi, dimostrano la tesi che non c'è più il futuro di una volta. Soprattutto, che in Italia non c'è più spazio per i giovani specie per quelli che hanno idee e talento. Calabresi ha milleragioni, eppure a Bolzano c'è una storia che dimostra il contrario. Anzi, quattro storie in una: quelle delle sorelle albanesi Filoreta, Florika, Aneta e Arta Ngucaj, che hanno fra i 33 e i 44 anni e che sono arrivate in Italia, una alla volta, negli anni Novanta. La loro è la bella storia di una famiglia che, osteggiata dal regime al potere in Albania a fine anni Ottanta, ha scelto la migrazione come unica opportunità di avere un futuro. E il futuro, le quattro sorelle, a Bolzano se lo sono creato mattone su mattone, e proprio grazie a una cooperativa che ha un nome emblematico (Xenia, dal greco "straniero") e una struttura, appunto la cooperativa, che ironia del destino rimanda a quel comunismo che tanto osteggiò la famiglia Ngucaj semplicemente per le tendenze anticomuniste del nonno paterno. Due laureate _ Florika in Economia, Arta all'Accademia d'arte _ due diplomate ma con vari corsi aggiuntivi di formazione in lingue e informatica, le quattro sorelle gestiscono una cooperativa onlus che a Bolzano ha creato due servizi a dir poco preziosi: formano e procurano badanti in tutto l’Alto Adige, hanno creato e gestiscono l'unico asilo nido per i dipendenti delle aziende che lavorano alla zona produttiva di Bolzano. In più, svolgono un servizio di mediazione interculturale del quale si servono famiglie straniere ed ente pubblico.

Quando si parla di albanesi e di migrazione anni Novanta, si pensa al classico gommone.

"Sbagliato! - ci frena Arta _ La prima di noi ad arrivare qui è stata Aneta, che è arrivata in aereo perché ha sposato un italiano che ha aperto una pizzeria a Bronzolo. Suo fatello ha poi sposato Florika, anche lei emigrata senza problemi. Ma anche le altre due sono arrivate senza fuggire. E a proposito di gommone: io curo un progetto artistico con amici che stanno in Albania, un progetto di arte contemporanea che abbiamo battezzato Scafisti Scafati".

Ma quando è nata Xenia?

Esisteva già, quando l'abbiamo rilevata noi nel 2006. E abbiamo cercato subito di lavorare in rete con altre strutture già esistenti. Un obiettivo che abbiamo raggiunto: ora abbiamo due dipendenti sudtirolesi e 65 collaboratori per la mediazione.

Le sorelle Ngucaj, pur lavorando soprattutto a Bolzano, vivono a Bronzolo con le loro famiglie. Come mai?

In principio c'è stata la pizzeria, poi abbiamo capito che quello era l'unico modo per craere una grande famiglia allargata: oggi siamo in 17, più due cani.

C'è una cosa che chiedereste ai politici locali?

Due di noi sono italiane perché hanno sposato italiani, le altre due faticano ad ottenere la cittadinanza. Viviamo la società, ci teniamo informate, partecipiamo. Ecco: chiediamo la cittadinanza e il diritto di votare.













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