A Chiusa la cerimonia per l'alpino riconosciuto dopo 72 anni
Gruppi Ana, militari e parenti nel piccolo cimitero per rendere gli onori a Arturo Visca
CHIUSA. Era stato ingoiato dalla guerra, la seconda, e i suoi resti erano stati accolti con carità umana nel cimitero di Chiusa. Sulla sua lapide campegnava "alpino ignoto", ma un fiore non è mai mancato. Dopo 72 anni quel soldato, falciato da una mitragliatrice tedesca nella piazza della stazione di Chiusa, ha un nome. Si chiama Arturo Visca e arrivava dalla Liguria. Morì nel 1943 a soli 27 anni. I suoi parenti hanno voluto cercarlo, conoscerne le sorti.
La figlia e un nipote hanno cercato negli archivi, chiesto ad altri soldati. Le tracce hanno portato a Chiusa. Poi l'università di Genova ha dato la certezza, analizzando il Dna dei resti del soldato e confrontandoli con quelli della figlia.
E allora è venuto il momento di una sepoltura ufficiale, con il nome inciso sulla lapide. Nel piccolo cimitero di Chiusa si sono trovati i gruppi Ana della provincia, le autorità militari, i parenti per una cerimonia significativa e toccante, sottolineata dall'esibizione dei cori. C'era anche il sindaco di Chiusa, di quella borgata che si è presa cura di quell'alpino, anche se non aveva un nome, perché era comunque un ragazzo portato via ingiustamente dalla guerra.