A credere nei giovani sono i privati 

Nasce Dubi, la startup “democratica” che mette in contatto aziende e utenti



BOLZANO. Il coraggio di dare una svolta radicale alla propria vita per inseguire un sogno: è questo che ha portato due giovani bolzanini a lasciare i loro stipendi sicuri per avviare una startup, Dubi, con l’idea di mettere in comunicazione aziende e consumatori. Così Alessandro Critelli e Luca Passadore, entrambi di 26 anni, di un’idea partita un po’ per caso sono riusciti a fare un vero lavoro. Al progetto si sono poi uniti anche i 24enni Stefano Gentili, studente di Business Economics a Bologna nonché anima angloitaliana del gruppo, e i due studenti di Computer Science Alessandro Dal Gobbo e Alessandro Paulmichl, i programmatori informatici. Si lavora in sinergia, quindi: da una parte la competenza lavorativa, dall’altra quella più teoretica, con una spinta globale all’efficienza. «Dubi è una piattaforma di crowdsourcing», esordisce Critelli. «Significa che le aziende aprono le porte del reparto ricerca e sviluppo per risolvere le problematiche tramite i consumatori, cioè rivolgendosi a chi ogni giorno ne consuma i prodotti e i servizi». Ma come funziona? «L’azienda apre autonomamente un contest, spiegando il problema da risolvere, fissando un premio e chiedendo la soluzione agli utenti. Questi caricano la risposta secondo loro più calzante e rispondono a un breve questionario; infine l’azienda seleziona la soluzione migliore assegnando un premio al vincitore. Ogni utente è ricompensato con 2,50 euro, accreditati sulla PayPal. Sono le aziende a pagare per gli input di soluzione e per le ricerche di mercato che ottengono con questo sistema; tante potrebbero anche usarlo come forma di pubblicità positiva». La vera innovazione risiede nel superamento della settorialità - i competitor di Dubi si appoggiano solo a utenti professionisti, mentre qui è la platea degli utenti a rispondere. Per ora le aziende pronte a lanciare i loro contest sono cinque: tre a Bolzano, una a Campo di Trens e una a Verona. Ma l’obiettivo è di espandersi a livello nazionale entro l’anno. E i finanziamenti da dove arrivano? «Inizialmente nel pubblico abbiamo ricevuto tante porte in faccia: in giro ci sono belle iniziative, come il bando innovazione, ma al tempo non soddisfacevamo i prerequisiti, soprattutto perché non potevamo permetterci di investire soldi che non avevamo. Poi è arrivata la fiducia della divisione trentina di Business Angel Italia, gruppo di imprenditori che sovvenzionano aziende in cui credono. La nostra sede è a Hubz, uno spazio di coworking conveniente e adatto alle esigenze di una startup. La burocrazia? Semplicissima». Ora non resta che aspettare il lancio, previsto per fine febbraio: quando cinque ragazzi si mettono in gioco con questa determinazione, c’è da fidarsi.(s.m.)













Altre notizie

Attualità