Accoltellò la moglie in casa Condannato a 12 anni 

Khalid Ouassafi, cittadino marocchino di 39 anni, ha risposto di tentato omicidio Scappò dall’appartamento di viale Europa lasciando la donna la lama in pancia


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Accoltellò la moglie Meryem davanti ai tre figlioletti terrorizzati. Sette fendenti inferti con rabbia e furia omicida. Uno colpì la donna sotto una ascella, gli altri sei andarono a lesionare gravemente l’area addominale. Scappò dall’appartamento Ipes di viale Europa ove abitava con la famiglia lasciando la donna in un lago di sangue con il coltello ancora conficcato nel ventre. Fu uno dei bambini, disperato, a togliere dalla pancia della mamma quella lama lunga poco meno di 20 centimetri. Ieri questo film dell’orrore è costato caro a Khalid Ouassafi, cittadino marocchino di 39 anni, sotto processo per tentato omicidio. Nel processo, che si è svolto con rito abbreviato, il giudice Walter Pelino lo ha condannato a 12 anni di reclusione, negandogli le attenuanti. Nel corso del procedimento, infatti, l’uomo - sottoposto a perizia psichiatrica su istanza della difesa - è stato riconosciuto sano di mente . Il dottor Eraldo Manciotti, psichiatra forense roveretano, rilevò che l’uomo ha problemi di controllo delle sue reazioni, legati però all’abuso di alcol e di droga. Problemi, dunque, che non possono essere condotti ad una condizione patologica. Proprio per questo, a livello processuale, l’imputato è stato considerato perfettamente in grado di intendere e volere. Anzi. Il fatto di aver agito probabilmente sotto gli effetti di stupefacenti o di alcol non può che essere considerata, per il nostro ordinamento, un’aggravante che nel nostro caso ha, di fatto, annullato i benefici delle possibili attenuanti. Khalid Ouassafi resta dunque in carcere. Alla lettura della sentenza una ventina tra parenti e amici si sono abbandonati a scene di disperazione. Addirittura la moglie, che venne salvata in extremis dopo un lungo ricovero in ospedale, ha iniziato a urlare e a piangere. Qualcuno ha anche accusato il giudice di aver condannato Khalid Ouassafi semplicemente perchè straniero e marocchino. In realtà l’imputato ha dimostrato in più occasioni la propria pericolosità. Basti pensare che è in attesa di un altro processo per aver accoltellato in faccia (solo un mese prima del ferimento della moglie) anche il cognato. Il giudice ha ritenuto che la volontà omicida fosse chiara. La donna venne colpita senza pietà dopo un diverbio. Fu trafitta più volte mentre urlava disperata e cercava di ripararsi dai colpi. Meryem (che non si è costituita parte civile) rischiò concretamente di andare all’altro mondo. Le sette coltellate andarono infatti a lesionare alcuni organi vitali provocando anche una pericolosissima setticemia.

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