il provvedimento

Accusato di truffa e peculato, colonnello dei carabinieri sospeso per dieci mesi 

Il giudice Schönsberg ha accolto la richiesta della Procura. Contestato anche un indebito utilizzo dell’auto di servizio

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BOLZANO. Falso, truffa e peculato. Con queste due ipotesi di reato è sotto inchiesta, su iniziativa della Procura della Repubblica, un tenente colonnello dei carabinieri, che è stato sospeso dal servizio per 10 mesi.

L’indagine è partita sulla base dell’esposto penale di un “informatore confidenziale”, che ora ha portato alla sospensione cautelare dell’ufficiale. Al centro del caso c’è la posizione dell’ex comandante di una compagnia dell’alta valle Isarco ora in servizio in Veneto. Il provvedimento è stato firmato dal giudice delle indagini preliminari Emilio Schönsberg, che ha accolto la richiesta della Procura in merito al pericolo di reiterazione dei reati contestati.

Si tratta, è bene ricordarlo, di una misura cautelare a tempo determinato prevista dal nostro ordinamento nella previsione che la posizione dell’indagato venga chiarita entro il tempo di durata del provvedimento stesso. All’ufficiale dei carabinieri sotto inchiesta sono stati contestati ben 131 episodi (avvenuti per quattro anni a partire dal 2018) in occasione dei quali il tenente colonnello si sarebbe occupato di interessi del tutto personali (come andare dal dentista, frequentare corsi ginnici in palestra o lezioni di tennis, rivolgersi ad un centro estetico) facendosi però considerare in servizio per incassare retribuzioni non dovute per un totale 8.643 euro.

L’ordinanza di sospensione dal servizio, firmata dal giudice, è particolarmente corposa ed è composta da una sessantina di pagine. All’ufficiale, che al giudice ha negato proprie responsabilità, sono stati contestati anche cinque episodi con l’indebito utilizzo dell’auto di servizio. Il quadro pesantemente indiziario è stato ricostruito incrociando i dati del telefono di servizio con le indicazioni annotate sui cosiddetti «fogli di marcia» che dovrebbero documentare fedelmente il tragitto percorso dall’auto ed anche i motivi del suo utilizzo.

Nell’interrogatorio di garanzia effettuato dal giudice in occasione della richiesta di sospensione messa a punto dalla Procura, l’ufficiale dei carabinieri ha cercato di difendersi, parlando di semplice errore materiale (commesso in buona fede) nella compilazione dei moduli relativi agli spostamenti effettuati. In sostanza il tenente colonnello ha sostenuto che avrebbe utilizzato il sistema di «copia e incolla» del programma telematico utilizzato dall’Arma inserendo involontariamente dati non veritieri in memoria. Il giudice, però, non gli ha creduto.

 













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