Bolzano

Aeroporto, airone cenerino intrappolato nel filo spinato 

Un esemplare in volo è rimasto impigliato nella rete. È stato portato alla Sill ferito. Gli ambientalisti chiedono ad Abd l’adozione di misure più efficaci di protezione della fauna



BOLZANO. Un airone cenerino è stato trovato impigliato nel filo spinato intorno all’aeroporto di San Giacomo. Terribile vederlo così, con le spine metalliche attorno, tutto contorto nel tentativo di alleviare il dolore. Per fortuna è stato tratto in salvo e portato alla Sill.

Gli è andata meglio che al suo simile morto la scorsa estate, incastrato nelle reti del laghetto, e allo storno che lo scorso maggio è stato liberato dal filo spinato nello stesso tratto. Senza contare lo schianto di una quaglia contro la vetrata dall’edificio principale e due bird strike (impatti violenti tra aerei e uccelli). «Bisogna trovare una soluzione», insorgono gli animalisti. Perché se per Bolzano è la prima volta che un uccello viene portato al rifugio provinciale, per aeroporti più vecchi notizie del genere sono piuttosto ordinarie. «La società che gestisce lo scalo non realizza stagni e fossati perché, sostiene, questi attirano l’avifauna, che costituisce un pericolo per gli aerei in partenza. Ma il filo spinato è un pericolo per loro».

L'altra mattina è arrivata alla centrale delle emergenze la segnalazione dell’airone cinerino impigliato nel filo spinato. Incastrato nell’intrico metallico e dolorante, ma vivo. Sono intervenuti i vigili del fuoco di San Giacomo: con delicatezza e attenzione hanno liberato l’animale e l’hanno portato alla Sill, il canile sanitario con rifugio per animali.

«Aveva una zampa ferita – spiega il personale – così l’abbiamo curato. Lo terremo finché non si rimetterà in sesto: non può essere rimesso subito in libertà, perché sebbene l’animale sia in grado di volare potrebbero insorgere complicazioni». È la prima volta, dicono alla Sill, che viene portato loro un animale intrappolato nella recinzione dell’aeroporto.

È difficile stabilire se l’esemplare in osservazione sia un maschio o una femmina. Di solito gli aironi cinerini viaggiano da soli o in coppia e sono stanziali nella Pianura padana e in Toscana. Per trovare i pesci, le rane, i molluschi, gli insetti di cui si nutrono percorrono distanze anche molto lunghe. «Ultimamente in inverno si fermano anche in Alto Adige, pure se i corsi d’acqua sono ghiacciati».

Il monitoraggio dell’avifauna negli aeroporti dev’essere svolto ogni quattro anni. In quello di San Giacomo risiede un’ottantina di specie. Ma la zona ha un altro illustre residente: il rospo smeraldino, che in primavera tornerà a San Giacomo dopo aver completato l’anello intervallato da una sorta di “riposo” invernale nella zona industriale. In Italia è distribuito a malapena nel Friuli Venezia Giulia e in parte del Veneto, perciò è tutelato a livello comunitario dalla Convenzione di Berna e dalla Direttiva “Habitat”, che lo colloca nell’allegato IV, specie rara, a livello nazionale da un Dpr (357/1997, poi sostituito dal 120/2003) e da due decreti legislativi (4/2008 e 121/2011), in ambito locale dalle leggi provinciali 6/2010 e 14/2011.

In Alto Adige i siti riproduttivi sono una quindicina a dire tanto, concentrati tra la zona industriale e San Giacomo. E quello dell’aeroporto era il maggiore, prima che i fossati dove fino all’anno scorso si riproduceva fossero riempiti di terra. Lo scorso settembre l’Ufficio natura della Provincia aveva fatto un sopralluogo insieme ad Abd Airport per verificare le condizioni del piccolo habitat dello smeraldino. Prima che cominci la stagione riproduttiva, cioè verso maggio-giugno, secondo gli accordi Abd Airport dovrebbe realizzare le misure di conservazione dell’erpetofauna. In una lettera inviata a fine novembre, l’Ufficio natura ha sollecitato la società a rispettare l’impegno preso. S.M.













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