BOLZANO

Aias, 50 anni di impegno a favore dei disabili a Bolzano

Festa nel parco delle semirurali ricordando lo storico presidente Italo Mauro. Tra le richieste delle famiglie al sindaco una struttura protetta in città


di Elisabetta Bottoni


BOLZANO. Buon compleanno, Aias. Ad augurarlo, all'associazione che da 50 anni si occupa di assistenza alle persone con disabilità, ieri nel parco delle semirurali è arrivato anche il vescovo Ivo Muser. «Porto gratitudine e apprezzamento - ha detto – e la benedizione per un serio rispetto per la vita umana in tutte le sue forme». Il neo eletto sindaco di Bolzano, Renzo Caramaschi, alla sua seconda uscita ufficiale, si è fermato tutta la mattina a parlare e a fare foto con volontari, organizzatori, disabili: «Sono stato alla festa della polizia ed è stato emozionante ma qui sono ancora più emozionato. Voi siete la parte buona della città, un esempio di impegno e di umanità da cui tutti dovremmo imparare».

Volontariato, festa per i 50 anni dell'Aias di Bolzano

Buon compleanno, Aias. Ad augurarlo, all'associazione bolzanina che da 50 anni si occupa di assistenza alle persone con disabilità, nel parco delle semirurali è arrivato anche il vescovo Ivo Muser. «Porto gratitudine e apprezzamento - ha detto – e la benedizione per un serio rispetto per la vita umana in tutte le sue forme». Foto: Kemenater/Groppo L'articolo

Cominciata ieri, dura fino a stasera la festa per i 50 anni di attività dell'Aias, ricca di appuntamenti: mentre gli alpini di San Maurizio si occupano del cibo, vanno in scena esibizioni artistiche, balli, giochi, musica. In pratica un assaggio delle proposte per il tempo libero che l'associazione offre durante tutto l'anno ai portatori di handicap: corsi di ballo e laboratori di creatività, musicali e teatrali, corsi di informatica, soggiorni brevi e vacanze al mare. Ad usufruire dei servizi dell’Aias sono circa 100 persone, soprattutto adulte, mentre per i più piccoli (studenti di elementari e medie) che hanno disturbi dell'apprendimento, sono stati attivati i doposcuola. Giovanna, 20 anni, è una dei 40 volontari impegnati nell’animazione e assistenza. Da un anno dà all'associazione quattro pomeriggi la settimana e quasi tutti i weekend. «Le emozioni? Tante e diverse. Gratitudine. E soddisfazione, perché vedi che basta poco per farli contenti». Un'esperienza che è servita a indicarle la strada. «Ho fatto il liceo linguistico ma con il volontariato ho capito cosa voglio fare: mi iscrivo alla facoltà di scienze dell'educazione, servizi sociali». Per chi partecipa e per i loro familiari la qualità della vita migliora. Lo testimonia Claudio Pizzato, consigliere Aias e soprattutto papà di Giulia, 28 anni. «La nostra vita è cambiata. Lei è più contenta, anche in casa, perché frequenta altre persone e si confronta con una parvenza di normalità. Inutile nascondere che per noi genitori è un sollievo».

C'è però una preoccupazione, aggiunge: «Il “dopo noi”. Ecco perché il nostro grande obiettivo è rendere autonomi i ragazzi e organizzare un luogo dove potranno stare ed essere seguiti quando non ci saremo più noi. Una struttura protetta o appartamenti condivisi». Cosa ne pensa il sindaco Caramaschi? «Porte aperte e massima disponibilità a discutere di progetti». Il sostegno ai portatori di handicap in Alto Adige non manca ma la burocrazia è tanta: «Dobbiamo affrontare dolorosissime commissioni per ottenere gli aiuti. E poi manca l'informazione», sottolinea Sabine Bertagnolli, madre di un bambino disabile, presente alla festa dell'Aias con il gazebo di Kaffe 21. «Alla prima diagnosi di disabilità si dovrebbero dare tutte le informazioni sui centri a cui rivolgersi. Altrimenti così è una giungla, e la famiglie spesso rimangono sole senza sapere dove chiedere aiuto». Una festa dedicata anche al professor Italo Mauro, storico presidente dell’associazione scomparso nel 2013 sempre in prima linea a difesa dei disabili. Aveva contribuito a creare a Bolzano un centro medico e riabilitativo e si era trovato ad affrontare il problema dello sbocco lavorativo degli assistiti potenzialmente in grado di affrontare il mondo del lavoro, dopo una prima fase sperimentale in un contesto protetto.

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