Al Mart il Modigliani mai visto prima

Rovereto: ultimi ritocchi per l'allestimento della grande mostra sull'artista livornese



ROVERETO. Mancano solo gli ultimi ritocchi. Sabato la mostra "Modigliani scultore" aprirà le sue porte al pubblico. L'attesa in città è paragonabile a quella per la "Phillps Collection", la rassegna degli impressionisti che nel 2005 portò in città turisti da tutto il mondo. E' la prima volta, infatti, che un nucleo così importante delle sculture dell'artista viene esposta assieme. Il Mart è in fermento. Le opere sono al loro posto. Ieri si sono sistemate le luci e le didascalie, oggi ci sarà tempo per controllare i dettagli. Tutto deve essere perfetto.
Al secondo piano del Mart è quasi tutto pronto. Le sculture sono al loro posto, ma sono ancora numerose le persone che lavorano nelle sale.
«Allestire una mostra è come produrre un film - spiega Agata Torricella, architetto dello studio milanese "Caruso Torricella architetti" che cura l'allestimento - è un lavoro di squadra, che mette in gioco diverse professionalità e molto tempo». E nel caso di questa mostra, che vede per la prima volta assieme un nucleo importante delle sculture create dall'artista tra il 1911 e il 1913 (biennio in cui abbandonò la pittura), il compito è ancora più particolare. Modigliani presentò in vita le sue sculture (7 teste) una volta soltanto: nel 1912, al Salon d'Automne.
«Questa mostra è speciale - spiega l'architetto - perché mette in relazione sculture eterogenee, le opere di Modigliani con altre di confronto di epoca antica, ma anche contemporanea».
L'esposizione ricostruisce il percorso di Modigliani scultore. La opere dell'artista livornese costituiscono la spina dorsale della mostra. Sono posizionate al centro della sala. A destra e sinistra di queste si trovano le opere che hanno influenzato Modigliani. Sono opere di artisti del suo tempo (da Picasso a Brancusi), classiche ed esotiche, busti rinascimentali e maschere africane.
Sono davvero moltissime le persone che hanno lavorato al progetto. Oltre a ideatori e studiosi, più di una trentina (tra adetti al trasferimento, operai, elettricisti e grafici) solo quelle che si sono occupate dell'allestimento. Tutti hanno lavorato sotto la guida della "regista", la direttrice del Mart Gabriella Belli, che con Flavio Fergonzi e Alessandro Del Puppo ha curato la mostra. Un progetto internazionale, sia per il pubblico a cui si rivolge, sia perché ha visto la collaborazione dei grandi musei di tutto il mondo.

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