Alto Adige, la provincia con meno slot

Merito della legge sui luoghi sensibili. Ma a Bolzano sono ancora attive 70 concessioni statali. L’offensiva della giunta


di Davide Pasquali


BOLZANO. L’Alto Adige è la provincia italiana con la minore densità di concessioni attivate per il 2015 dai Monopoli di Stato riguardo al gioco d’azzardo legalizzato. Meno di 5 ogni diecimila abitanti. Tradotto: siamo la provincia italiana con meno esercizi pubblici dotati di slot machine e videolottery. Merito anche della legge provinciale sui luoghi sensibili, che a partire dal 2013 ha fatto piazza pulita delle new slot nei bar e che dal 2016 avvierà il repulisti anche nelle sale giochi. E non è mica finita qui: da indiscrezioni trapelate nelle ultime settimane, anche da ambienti vicini all’ufficio vigilanza della Provincia, nonostante il pericolo di diffusione dei totem (il)legali negli esercizi pubblici deslotizzati, la giunta avrebbe intenzione di tentare il colpaccio: via le macchinette dappertutto. Compresi tabacchini, sale scommesse, Bingo, corner.

Dopo la campagna per la sensibilizzazione sul fenomeno del gioco d’azzardo patologico avviata dal nostro giornale e l’approvazione della legge provinciale che vieta le macchinette se a meno di trecento metri dai luoghi sensibili, gli effetti concreti adesso si vedono. Elaborando i dati dei Monopoli di Stato sulle concessioni “Rie” in essere nel corso del 2015, si scopre che, al momento attuale, in Alto Adige sono ben 55 su 116 i Comuni totalmente privi di macchinette. Nei restanti 61 municipi la situazione è piuttosto variegata. Con il caso limite di Bolzano, dove, nonostante la sparizione delle slot dai bar, sono ancora in essere 70 concessioni statali. In 48 esercizi ci sono soltanto slot, in altri 22 ci sono slot e videolottery. Attualmente, la parte del leone spetta ai tabacchini: in 28 edicole si gioca alle macchinette. Dieci sono gli esercizi dedicati, 8 le agenzie scommesse, 8 le sale giochi. Purtroppo, i Monopoli non forniscono i dati a livello aggregato sul numero totale di apparecchi esistenti. E ovviamente non forniscono i dati sul fenomeno sommerso, ovvero i totem, grazie ai quali si può giocare online, puntando pesante, con movimenti di denaro totalmente ignoti all’Erario, sia in entrata che in uscita.

Su questo aspetto, la sfida normativa appare al momento quasi impossibile per l’amministrazione provinciale, visto che sarà piuttosto dura vietare apparecchi legali, ufficialmente nati per effettuare ricariche telefoniche e pagamenti vari.

Intanto, però, la Provincia ha dato mandato ai Comuni di rielaborare le mappe con i raggi di 300 metri da tutti i loro luoghi sensibili. Dopo aver fatto rimuovere le slot dai bar, dal primo gennaio 2016 sarà la volta delle sale giochi. Questo è il dato ufficiale. Ma pare si voglia andare oltre. La Provincia, forte di numerose sentenze del Tar, starebbe per aggredire anche tabacchini, sale scommesse, ecc. I timori, per chi lavora nel settore, sono elevati e nelle ultime settimane sta crescendo la preoccupazione: oltre a quelli delle sale giochi tipo Admiral, i posti di lavoro a rischio, se dovesse passare la linea dura, sarebbero anche molti altri. Gli stessi impiegati provinciali del settore licenze, almeno in parte, nutrono dubbi. Alcuni di loro sono assai critici riguardo all’opportunità di accelerare sul proibizionismo, anche visto il proliferare dei totem, come dimostrato dalla rilevazione fai-da-te dell’associazione La Sentinella dei giorni scorsi: almeno 60 totem in 46 bar di Bolzano. Tanto che il vicecommissario straordinario del Comune, Hermann Berger, si è visto costretto a scrivere alla Provincia: «Si intervenga».

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