Amianto all’ex Iveco Gli artigiani: va portato via

Ancora nessuna bonifica nel cantiere davanti al consorzio “Manus” Sull’area si affacciano una cinquantina di aziende e alcuni appartamenti


di Alan Conti


BOLZANO. C'è voluta la segnalazione e la battaglia mediatica, ma alla fine l'amianto di via Resia è stato bonificato. In via Max Planck, a ridosso dei consorzi artigianali, non è bastato nemmeno quello. Nonostante la denuncia lanciata quattro mesi fa, infatti, lo spiazzo di cantiere che occupa l’area ex Iveco rimane un terreno pericoloso dove l’amianto è presente e in modo anche piuttosto massiccio. Naturalmente la comunicazione alla popolazione che in quella zona abita o lavora rasenta il nulla, ad eccezione di alcuni cartelli posizionati alla fine dello scorso anno e visibili solo all’interno del cantiere e non all’esterno.

In ogni caso le 6.000 tonnellate di terreno inquinato dalla frantumazione di alcune lastre di Eternit sono rimaste tali e immobili: nessun sacchetto di sicurezza. Fino a qualche tempo fa si trovavano dei teli di plastica stesi, oggi sono spariti. Nell’area, però, sono inseriti 37 laboratori artigianali riuniti nel consorzio Manus di Apa, 10 che fanno riferimento alla vicina struttura di Cna, una decina di abitazioni di servizio e diverse aziende di grandi dimensioni (le Acciaierie per dirne una).

Logico che la pazienza di chi passa molte ore nella zona sia agli sgoccioli.

«Non riusciamo a capire perché la situazione non si sblocchi - ammette senza tanti fronzoli il presidente del consorzio Manus Riccardo Mazzucco - sappiamo solo che la bonifica sarebbe troppo onerosa e quindi si sono cercate altre soluzioni». Nel dettaglio i costi calcolati sono di 1,6 milioni di euro: cifra importante. La via d’uscita, però, è stata trovata dall’amministrazione nella cementificazione. Di fatto una colata di materiale che intrappoli il materiale rendendolo inerte. Qui la spesa sarebbe di circa 100mila euro: un risparmio evidente, ma si fanno i conti pure con la sicurezza. O la percezione di sicurezza. «Non è una soluzione che convince però è sempre meglio dell’incertezza attuale. Il paradosso è che questa dovrebbe essere una nuova strada. Con tanto di progetto approvato e promosso dal Bls con una carreggiata a due corsie, una rotonda e soluzioni infrastrutturali di qualità. Tutto sulla carta perché, secondo i calcoli della Provincia, avremmo dovuto assistere all’inaugurazione lo scorso autunno».

Mirco Tiozzo, dal canto suo, guarda con una certa preoccupazione le polveri del cantiere. «Io abito qui. Fortunatamente non ho l’affaccio diretto sullo spiazzo come alcuni miei vicini. Qui, però, ci sono anche dei bambini ed effettivamente sentiamo di avere il diritto di sapere cosa sta accadendo». Calcoli risalenti a ottobre ipotizzavano la presenza di circa due chili di amianto per ogni metro cubo di materiale residuo. «Mi sembra una proporzione allarmante. Sappiamo la pericolosità dell’amianto: le minuscole particelle sono volatili. In via Resia si sono mossi velocemente: perché qui tergiversano?».

Veloci in realtà non sono stati nemmeno a Don Bosco, ma di certo la reazione dopo le vacanze natalizie c’è stata. A mancare, però, è sempre la comunicazione tempestiva o semplicemente chiara. La preoccupazione, con il vento che spira da sud a nord, è di tutta la città.

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