Ana Merano: 90 anni di sport, musica e impegno per gli altri

È il più longevo gruppo di penne nere in tutto l’Alto Adige Cerimonie al monumento all’alpino e al Circolo dell’esercito


di Simone Facchini


MERANO. È il gruppo alpini con più primavere sulle spalle in tutto Alto Adige, ma dalla frequenza con cui si cimenta in attività e trasferte sembra non sentire il peso dell’età.

L’Ana Merano compie novant’anni e la sintesi della ricorrenza si risolverà in una giornata di manifestazioni in programma domani, domenica 19 ottobre. Si partirà al mattino, alle ore 10, con un appuntamento aperto a tutta la cittadinanza, in piazza Mazzini presso il monumento dell’alpino, luogo che probabilmente più di ogni altro rappresenta la storia delle penne nere in città: qui si terranno l’alzabandiera e la deposizione della corona.

Le celebrazioni si sposteranno poi al Circolo unificato dell’esercito, in via Mainardo, dove alle 11 si terrà la messa, un’ora dopo il concerto del Coro alpini Merano e alle 12.30 la tavolata dei soci (coloro che non avessero ancora prenotato possono farlo contattando il 366 4905055).

Novant’anni e non sentirli, viene dunque da dire. La presenza delle prime truppe alpine in riva al Passirio risale al 1918, era il 5 novembre, mentre l’Ana Merano nasce nel 1924 come sottosezione di Trento.

Presidente fondatore fu il colonnello Ezio Mosna, legionario della guerra del 1915-18. A lui sarebbero seguiti Renato Marenghi, Carlo De Bona, Doriano Marinelli, Aurelio Trevisan, Marco Boninsegna e, in tempi più recenti, Alfredo Faccioli e Manfredo Torneri, fino all’attuale “legislatura” guidata da Alfredo Torneri.

I “veci” meranesi confluiscono nel 1927 nella sezione Atesina, creata dopo la nascita della Provincia di Bolzano. Undici anni dopo, il 4 giugno 1938 alla presenza del principe Umberto di Savoia, viene inaugurato il sopra menzionato monumento all’alpino, donato dalla città di Milano a Merano, sede del 5° Reggimento. La statua in bronzo, opera dello scultore Emilio Bisi, raffigura un soldato in lotta da uno spalto in atto di difesa. È ispirata all’alpino Antonio Valsecchi sul teatro di guerra libico. Al monumento, oggetto per lunghi anni di diatribe, si riallacciano vari momenti della storia dell’Ana meranese e della sua comunità.

Ma l’impegno del gruppo Merano guarda anche al di là della città e al di là delle attività legate al mondo militare. Aneddotica la donazione del gagliardetto nel 1964 al gruppo Ana di Longarone, quando le ferite della tragedia del Vajont erano ancora sanguinanti. Le penne nere della località del Bellunese adottarono quel gagliardetto. Mezzo secolo dopo, i due gruppi si sono ritrovati e il gruppo di Merano è stato ospite in Veneto.

Rilevante anche l’attività sportiva, per anni in grado di sfoderare una squadra di sci di spessore, così come l’opera a matrice solidale con l’organizzazione di feste e occasioni il cui ricavato è stato donato in beneficenza (negli ultimi anni, aiuti dopo il terremoto d’Abruzzo, ad Haiti, nel Benin, dopo le alluvioni a Massa Carrara e Olbia).

Altro, recente passo, la costituzione nel 2010 del Coro alpini Merano, l’unico della sezione altoatesina. Ha esordito in veste ufficiale al Kursaal nel 2012, nell’ambito dell’Adunata nazionale di Bolzano, e s’è esibito nelle successive Adunate organizzate e ospitate dalle città di Piacenza e Pordenone. Solidarietà e canti, carburante delle trasferte delle nostre penne nere.

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