L'INTERVISTA giovanni salghetti drioli 

«Anche a me la Svp chiese l’urbanistica ma dissi di no» 

L’ex sindaco. «Il Comune deve bilanciare il potere della Provincia,  meglio non ci sia il monopolio di un unico partito su certe questioni Adesso nelle scelte importanti si coinvolgano anche le opposizioni» 


Paolo Campostrini


bolzano. «L'urbanistica? Anche a me la Svp è venuta a chiederla. Immagino l'abbia fatto anche dopo. Direi sempre...». Giovanni Salghetti ne ha viste tante. Da sindaco e no. Dunque adesso sorride quando qualcuno guarda come fosse un inedito a quello che accade ancor oggi, al tavolo della giunta possibile. Con l'urbanistica tirata per la giacca di qua e di là. Aggiunge: "La Provincia già controlla molto di ciò che accade a Bolzano tra Zona, Pru, Areale, infrastrutture. Servirebbe un buon riequilibrio con i partner". Intende con gli alleati italiani. Pd in testa. E poi l'affondo. Che giunge da uno che la politica la guarda di scenario e non per il giorno dopo: "Quando si disegnerà il nuovo assetto urbano spero si ragionerà con gli esperti. Ma soprattutto consiglio di condividere anche con le opposizioni un certo percorso. Bolzano è di tutti". Un bel po' di mandati e poi la sfida con Giovanni Benussi con una città divisa a metà sulle ideologie più che sui fatti, lo inducono oggi a riflettere sui pericoli dell'autoreferenzialità delle scelte. E propone così che sulle competenze si apra alla condivisione senza pugni sul tavolo (in questo caso tra alleati di giunta) ma anche sulle questioni di fondo, come l'assetto urbano dei prossimi anni, (e in quest'altro caso extra giunta) il dialogo con consiglio e con le opposizioni sia in qualche modo avviato.

C'è sempre l'urbanistica di mezzo nelle trattative...

"Inevitabile. Non c'è stato un mio mandato senza che, prima di insediare la giunta, non ci fosse la Svp che la richiedeva".

E lei?

"Ascoltavo ma poi sono riuscito ad affidarla ad altri".

Lo faceva per fedeltà alla sua coalizione?

"Direi no. Già allora la Provincia era molto presente nelle questioni che riguardavano il capoluogo. Aggiungerei: molto penetrante. Nel senso che controllava al millimetro ogni delibera sull'argomento che usciva dal municipio in materia urbanistica. Dunque dicevo: signori, già la Svp in Provincia mi controlla, dunque...".

Dunque ritiene che quel patto non scritto, a cui anche l'ex assessora Chiara Pasquali ha accennato in questi giorni, e che prevedeva la Svp all'urbanistica del territorio e la Dc o il Pd, comunque gli italiani, a quella urbana fosse un buon accordo?

"Ha sempre funzionato. E non solo in termini operativi. Anche come quadro politico d'insieme. Già la Svp ha l'occhio su tutto quello che circonda Bolzano, per una questione di contrappesi è un bene che non vi sia un monopolio di un unico partito su determinate questioni. Ma che le visioni siano complementari. E parlo di visioni non di interessi".

Questa sinergia territorio-capoluogo aveva comunque snodi pratici, cioè operativi?

"Certamente. Si era installato un "Mitspracherecht", una consulta a due sull'urbanistica. Allora, i due che "si parlavano" uno con l'occhio Svp e l'altro Pd, erano Pichler Rolle e Silvano Bassetti".

Oggi com’è cambiato il quadro?

"E' mutato nei fatti. E per questo dico che sarebbe bene non tenere tutto nelle stesse mani".

E in che modo?

"Prendiamo la zona produttiva. E' di competenza provinciale. Tutto quello che si muove in quella parte strettamente bolzanina in teoria passa da palazzo Widmann. E poi Benko e ancora soprattutto l'Areale, in cui la Provincia ha molta voce in capitolo, anche finanziariamente".

E poi le infrastrutture...

"Questa è la novità. Dopo decenni di attesa finalmente la giunta uscente e il sindaco sono riusciti a portare palazzo Widmann ad un tavolo e fargli investire del denaro sulla viabilità bolzanina. Monte Tondo, ponte Roma, via Einstein fanno parte dell'Agenda Bolzano. Anche in questo caso la Provincia ha modo di gestire lo sviluppo del capoluogo. Insomma, anche senza la competenza urbanistica in Comune, la Svp già decide tanto su Bolzano. E nei passaggi decisivi".

Come spera si svilupperà la trattativa?

"Tenendo conto di tutto questo. Ad esempio: già adesso Bolzano sa che non può espandersi nei terreni agricoli. Che è giusto preservare il territorio e, nel caso, sfruttare quello che già esiste, ristrutturando il centro o ricostruendo ad esempio, in Zona. Già in città ci sono molte case sfitte, non ne aggiungerei altre a quelle previste nell'Areale".

Quando parla di condivisione con esperti del prossimo quadro urbanistico cosa intende?

"Noi avevamo Winkler o Vittorini. Dialogo ad alto livello sul futuro assetto. Spero che ci sarà anche in futuro. Ma andrei oltre..."

Vale a dire?

"La città è una. Immagino non sarebbe male coinvolgere anche le opposizioni in un dialogo preventivo e aperto su alcune riflessioni di fondo intorno all'urbanistica dei prossimi anni. La giunta ha la responsabilità delle scelte ma il consiglio è un buon tavolo per poterle condividere anche oltre le stanze degli alleati".

Per quale obiettivo?

"Bolzano ad ogni elezione si dimostra divisa. Ma la città deve camminare insieme. E le soluzioni ai problemi abitativi o della viabilità non solo tante. Sarebbe interessante coinvolgere, evitare nuove contrapposizioni".

E gli assessorati distribuiti in orizzontale e non in verticale?

"Se intende competenze trasversali che uniscano settori contigui, tipo commercio e sviluppo urbano dentro un contenitore di tipo economico se ne può discutere. Ma sarebbe importante trovare un equilibrio su quelli che già ci sono. Evitando monopoli in mano a chi è già molto forte, dentro e fuori il Comune...".













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