Appalti: Ipes bocciato dalla ProvinciaLa riforma non rispettava le direttive

La riorganizzazione dell’Ipes si farà ma non certo secondo le linee che aveva dato il presidente Albert Pürgstaller, la cui proposta di riforma dell'istituto era stata bocciata dalla Provincia pochi giorni prima che scoppiasse lo scandalo tangenti



BOLZANO. Il consiglio d’amministrazione dell’Ipes si riunisce per approvare la delibera di riorganizzazione dell’Istituto che gestisce 12.800 alloggi, 140 milioni di euro (2009), 208 dipendenti. Gli obiettivi: più trasparenza, più efficienza, più controlli. A fronte di una riduzione delle spese o almeno di un loro contenimento.
La bufera scatenata sull’Ipes all’inizio di giugno dall’arresto del capo del Centro servizi inquilinato Stefano Grando, del suo vice Peter Kritzinger e dall’iscrizione nel libro degli indagati di cinque impiegati, ha dato un’accelerata. Ma non si poteva intervenire prima? La risposta è sì.
Nessuno si era mai accorto del giro di favori e corruzione che, in base all’indagine dei carabinieri, regolava i rapporti tra i dirigenti e gli imprenditori? La risposta è: pare di no. Però la Provincia già all’inizio dell’anno aveva ravvisato la necessità di mettere mano all’organizzazione dell’Ipes. Per garantire più trasparenza nella gestione degli appalti e più efficienza nel sistema di controllo.
LA RIORGANIZZAZIONE. È marzo quando Christian Tommasini, assessore all’edilizia agevolata, pone al presidente dell’Ipes Albert Pürgstaller il problema: bisogna rimettere a punto la macchina. Le risorse della Provincia non sono più infinite come un tempo: c’è la necessità di dare una risposta al problema casa, cercando però di contenere i costi. Per fare questo si deve puntare su una riorganizzazione strutturale dell’Istituto e metter mano al sistema degli appalti. La soluzione prospettata sembra però non convincere l’Ipes che, in una prima fase, frena. Anche perché per Pürgstaller l’intensificazione dei controlli passa anche attraverso un aumento degli organici. E quindi un aumento dei costi vietato dal patto di stabilità.
LA BOCCIATURA. Pürgstaller si rivolge a Durnwalder, forse nella speranza di trovare un alleato. È metà marzo quando il presidente convoca una riunione con l’assessore Tommasini, Pürgstaller e i tecnici. Durnwalder parla chiaro: si deve intervenire, bisogna creare un nucleo di tecnici che si occupi di tutti gli appalti, seguendo le regole che valgono in Provincia. Si concorda che i settori da riorganizzare sono: la gestione del personale, l’ufficio affari legali e l’informatica. Il cda Ipes il 13 aprile approva una delibera di riorganizzazione del sistema, ma il 31 maggio la giunta provinciale all’unanimità la boccia. Il motivo? «La delibera - si legge nel documento della Provincia - tende ad una riorganizzazione che non terrebbe conto pienamente della decisione (presa nell’incontro di marzo tra Provincia e Ipes, ndr) ed è pertanto da considerarsi inopportuna e prematura». Dieci giorni dopo lo scandalo Ipes.
LA NUOVA PROPOSTA. La bufera, scatenata sull’Istituto dall’inchiesta, ha imposto un’accelerata. Oggi il cda Ipes approverà una delibera che contiene una riorganizzazione strutturale dell’ente. Verrà creato un pool di tecnici che curerà le gare d’appalto per tutti i lavori. Sarà migliorato il sistema dei controlli per cercare se non di eliminare almeno di ridurre gli abusi. Si sdoppierà la ripartizione finanze e servizi all’inquilinato. Si aumenteranno le sinergie con la Provincia. Forse poteva essere fatto prima. (an.ma)

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