Appello della S. Vincenzo «Mancano i volontari»

Il presidente Santimaria: ci sono tante persone da aiutare, servono forze nuove Ieri il tradizionale pranzo di Natale: tutti hanno diritto a un pasto caldo


di Federico Sanzovo


BOLZANO. La San Vincenzo De Paoli e la Südtiroler Vinzenzgemeinschaft hanno organizzato ieri il tradizionale pranzo di Natale offerto alle persone seguite dalle due associazioni durante tutto l'anno: i volontari hanno lavorato per ore alla Kolpinghaus, prima nelle cucine, poi ai tavoli per offrire ai loro ospiti il miglior servizio possibile. Come camerieri anche Martha Stocker e Klaus Ladinser. «Organizziamo tre appuntamenti all'anno», spiega Roberto Santimaria, presidente dell'associazione, «uno a Natale, uno a Pasqua e uno il giorno di San Vincenzo, che cade il 27 settembre. Il nostro intento è offrire un pasto caldo a chi non può permetterselo». Il lavoro dei volontari delle due associazioni, però, dura tutto l'anno, perché le persone che hanno bisogno di aiuto sono tante. «Con il VinziBus portiamo da mangiare ai senza tetto che si trovano nel parco della stazione con un piccolo furgone. Questa attività è in funzione per 365 giorni all'anno e ciò è possibile solo grazie all'unione di tre diverse associazioni», ricorda Santimaria. Ad aiutare la San Vincenzo con il VinziBus ci sono la Volontarius e proprio la Südtiroler Vinzenzgemeinschaft e questo, per Santimaria, è fondamentale: «Le diverse associazioni di volontariato possono raggiungere obiettivi concreti, hanno tutte le capacità per realizzare progetti importanti, che vadano veramente a vantaggio dei cittadini in difficoltà. Questo però è possibile solo se si lavora tutti insieme». E gli esempi non mancano: «Detto del VinziBus, non dobbiamo dimenticare che adesso lavoriamo insieme a diversi gruppi per la raccolta del cibo avanzato nelle mense: si tratta di una possibilità in più, perché ci permette di aiutare più persone». I servizi offerti dalla San Vincenzo, però, non si limitano solo alla distribuzione dei pasti: i volontari portano coperte a chi ha freddo, cercano un lavoro e una casa a chi non ha niente o ha perso tutto. Spesso, però, alle donne e agli uomini della San Vincenzo è chiesto più semplicemente del tempo: «In moltissimi casi, non servono pasti o coperte: ci sono tante persone che chiedono solamente di essere ascoltate, perché anche la solitudine è una condizione di disagio». Roberto Santimaria si occupa dell'associazione da molti anni e spiega che i problemi delle persone nel tempo non sono cambiati, a mutare sono invece gli utenti: «Una volta mi trovavo a lavorare principalmente con altoatesini, sia di madre lingua italiana che tedesca. Oggi invece si passa dalla famiglia italiana a quella nordafricana, dal Marocco allo Sri Lanka e, ovviamente, diventa tutto più complicato». A rendere difficile il lavoro della San Vincenzo è principalmente la penuria di volontari. come ammette Santimaria: «Trovare oggi dei volontari, magari pure giovani, è diventata un'impresa. Non riusciamo ad attirare nuove energie nel nostro gruppo. Il più delle volte, quando qualcuno mi chiama dicendo di avere un volontario disposto ad aiutarci, scopro che si tratta di una persona che fa già del volontariato con un'altra associazione. È davvero difficile fare avvicinare persone totalmente estranee a questo mondo».

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