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Appello Sasa per il 2018: a Bolzano si teme il bando europeo

La società chiede alla Provincia l’affidamento dei trasporti urbani “in house”


di Davide Pasquali


BOLZANO. I proprietari della società per azioni Sasa si sono già espressi a gran voce. I consigli e le giunte municipali di Bolzano, Laives e Merano hanno avanzato le loro richieste ufficiali alla Provincia. Ora si espongono in prima persona anche i vertici aziendali, ossia la direttrice Petra Piffer e il presidente Stefano Pagani. Il motivo della preoccupazione? Nel 2018 scade la convenzione per il trasporto pubblico locale e, per la prima volta dagli anni Quaranta, ossia da quando Sasa è titolare della concessione per il trasporto pubblico urbano, la società ex municipalizzata ora potrebbe perdere il treno. Se la Provincia indicesse il bando di gara europeo, non è detto che a vincere sarebbe la società pubblica tricomunale. Perciò, si chiede alla Provincia, o meglio al presidente Arno Kompatscher, di assegnare direttamente il servizio in house alla Sasa. Gli abboccamenti con la Provincia sono stati avviati già da diverso tempo, perché ormai i tempi cominciano a essere decisamente stretti, epperò, a parte l’orecchio prestato dall’assessore provinciale Florian Mussner, col presidente, ossia con chi alla fin fine deciderà come ci si muoverà, Sasa non ha ancora avuto modo di parlare.

E così, per non saper né leggere né scrivere, ci si sta muovendo anche lungo altre direttrici. Prima però le premesse e l’augurio di scapolarla senza traumi. Se ci fosse l’assegnazione diretta - e a detta dei vertici aziendali la normativa europea recepita dalla Provincia con una legge ad hoc nel 2015 lo permetterebbe, non in subordine ma proprio come opzione percorribile - basterebbero soltanto poche settimane. Una concessione decennale, per tranquillizzare gli animi. I conti dell’azienda sono sani, i bilanci sono in utile, la qualità del servizio erogato è elevata (come testimoniano le indagini di mercato commissionate negli anni e confermate anche per il 2016, come si può leggere qui a destra). Bisognerebbe solo proseguire nello svecchiamento dei bus. Poi, non si dovrebbero sottovalutare altri due aspetti fondamentali. Il primo: gli investimenti in mezzi e infrastrutture fatti dalle città di Bolzano Laives e Merano e ancor più dalla Provincia, nonché il fatto che Sasa, allo stato attuale, conta su 320 dipendenti. Che bisognerà pur tutelare, in un modo o nell’altro.

A detta dei vertici aziendali, non è in discussione la sopravvivenza della Sasa, quanto piuttosto la qualità del servizio erogato da chi conosce il territorio e lo serve in maniera puntuale da decenni. Un fatto riconosciuto a livello nazionale: come nel resto dell’Alto Adige, anche nelle tre città i mezzi pubblici funzionano a dovere, come non accade molto spesso nel resto d’Italia.

Però questo potrebbe non bastare. Nel 2018, non ci sono santi, bisognerà cambiare. Ma lo si potrebbe fare in svariati modi. Partnership fra pubblico e privato, gare parziali o totali per tutto il trasporto pubblico altoatesino. O, infine, lo spauracchio della gara europea. Ovviamente, come detto, Sasa si sta attrezzando perché non si sa come abbia effettivamente intenzione di muoversi la Provincia. E allora, si sono avviate trattative riservate e confidenziali con diversi colossi italiani e esteri dei trasporti, per avviare delle partnership. Le uniche, in grado di far sopravvivere Sasa in caso di bando europeo. Si mormora di Trenitalia e Deutsche Bahn, ma non è escluso si stia trattando con altri operatori europei, che sarebbero particolarmente interessati al trasporto pubblico altoatesino, soprattutto in previsione dell’apertura del tunnel di base del Brennero, fra una decina di anni circa.

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