Aquila uccisa, taglia di mille euro 

Ricompensa dell’associazione ambientalista no profit «Naturtreff Eisvogel». Si vuole arrivare all’identificazione dello sparatore Due anni fa vi fu un episodio analogo in val d’Ultimo. Nei giorni scorsi era stata la Lega per l’abolizione della caccia a chiedere severità nelle indagini



Bolzano. Una taglia da mille euro per dare un volto ed un nome all’autore dell’uccisione dell’aquila reale impallinata a colpi di fucile il 16 maggio scorso mentre era nel nido (in cova di due uova pronte a schiudersi) sui pendii sopra Gais.

Il rapace è stato colpito e trapassato da parte a parte da un colpo. Il tiratore lo ha colpito direttamente nel nido mentre l’animale stava covando, non preoccupandosi di lasciare lentamente morire i due piccoli ancora nelle uova. In un comunicato diffuso ieri, l’associazione ambientalista sudtirolese no profit «Naturtreff Eisvogel» stigmatizza l’episodio.

«Questa azione - si legge nel documento - dev’essere condannata severamente e chiunque conosca l’identità del colpevole dev’essere consapevole che con il suo silenzio è complice della distruzione di un patrimonio naturale che appartiene a tutti noi».

«Se l’autore è un cacciatore - si legge ancora in un comunicato a firma di Florian Reichegger - il suo comportamento ha screditato l’intera comunità di cacciatori. Coloro che coprono un simile atto non sono migliori di questo miserabile bracconiere!» È stata proprio l’associazione a decidere di intervenire ponendo una taglia al fine di scoprire il responsabile dell’uccisione di questa aquila reale. La «Naturtreff Eisvolgel» ha dunque messo ha dunque messo a disposizione mille euro lanciando nel contempo un appello alla coscienza di tutti per poter individuare il responsabile.

Nei giorni scorsi era stata la Lega per l’abolizione della caccia (Lac) a chiedere interventi severi da parte delle autorità provinciali. «Chiediamo al Presidente della Provincia autonoma di Bolzano - aveva scritto la Lac - che siano svolte indagini scrupolose per affidare alla giustizia chi si è macchiato di un’azione tanto abietta e che sia fatto di tutto per impedire che tali atti di bracconaggio abbiano a ripetersi». L’uccisione dell’aquila impallinata nel nido aveva provocato la morte anche di due piccoli ormai perfettamente formati. È probabile che si sia trattato di un episodio di bracconaggio. Così venne classificato dal presidente dell’Associazione Cacciatori Alto Adige, Günther Rabensteiner, che lo bollò con decisione definendolo un “fatto intollerabile”. Purtroppo non si tratta di un episodio isolato. C’è infatti un precedente che risale al dicembre 2018 in Val d’Ultimo. «In quel caso la carcassa del rapace fu trovata a pochi metri da una strada forestale. Colpito in volo o mentre era posato su un albero. Anche in quel caso venne utilizzato un fucile a palla. Lo sparatore si era poi preso la briga di staccare da un’ala tre o quattro penne come ricordo. Le indagini non portarono ad alcun risultato. Lo sparatore non venne mai identificato. Anche per questo in questa occasione è stata posta una taglia.

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