Azzardo, il racconto di una bolzanina malata di gioco

«Con le slot a un certo punto ti fermavi, con questi no» A Don Bosco c’è chi gioca più di mille euro in sette giorni


di Davide Pasquali


BOLZANO. «Per chi soffre di ludopatia - e intendo gente che punta forte, non quelli che occasionalmente giocano 10 euro - questi totem sono una vera fregatura. Io lo so bene, sono malata da tre anni, sono in cura all’associazione Hands, ma nonostante questo ogni tanto vengo ancora qui, al bar, e mi gioco i 50-100 euro».

È l’incipit di una testimonianza audio raccolta nei giorni scorsi dai volontari dell’associazione La Sentinella in un bar cittadino. Protagonista una insospettabile signora bolzanina di mezza età, la cui identità viene qui omessa per ovvii motivi.

Dopo aver passato a setaccio ottanta bar della città, verificando come in almeno una cinquantina di esercizi bolzanini siano attivi i totem, e dopo la durissima presa di posizione del vice commissario straordinario del Comune, che venerdì ha chiesto alla Provincia di attivarsi per vietare i totem parificandoli alle slot, ora l’associazione La Sentinella propone una testimonianza che il presidente, Luigi Nevola, definisce agghiacciante.

Il problema, spiega la signora, «è che quando dalle slot venivano giù i soldi, quelli veri, i cento euro li vedevi, li tenevi in mano, e a volte ti veniva anche la brillante idea di tenerteli. Con questi totem, quando arrivi a 100 euro vinti, non hai in mano niente, e così ti viene da andare avanti. E la macchinetta, alla fine, te li mangia tutti. Non te li dà più indietro. È come se ti avesse già pagato. Ha fatto il calcolo, ti ha “pagato”, sei tu il cretino che non li hai voluti prendere e non hai voluto andartene. Poi, dopo, ce ne vogliono altri 200 o 300 prima che te ne dia altri 100». E qualche volta ce ne vogliono anche di più. «Siamo caduti tutti - prosegue - in questi totem del c... Ci metti 50, 70, 80 euro, e te li mangia tutti. Un'altra cosa che facciamo è questa: quando vinciamo, quei soldi li rigiochiamo o li mettiamo da parte per non spendere al gioco i nostri risparmi di famiglia». Questa è la morale della favola «per chi ha questa dipendenza, che è la più brutta che esista. Anche perché uno sembra normale, non è ubriaco, “fatto” eccetera. Vai solo in giro senza soldi, perché li hai buttati tutti là. Nonostante lo sappiamo, nonostante siamo coscienti, continuiamo. Io sono in cura da Hands, da tre anni. Si prende appuntamento con la psicologa e si va. Così almeno prendi coscienza che sei ammalato, non ci sono tante altre alternative. Ti accorgi che sei malato quando continui a giocare e nel resto del tempo hai un solo pensiero: andare a giocare. C’è chi spende 1.000-1.200 euro a settimana. Lo Stato marcia su queste cose, anche se poi deve pagare per curarci. Però, a dirla tutta, con questi totem lo Stato non ci guadagna niente. Quando vinci poi, con questi totem, non dovrebbero darti dei soldi, e invece tutti pagano, chiunque abbia nel bar queste macchinette, cinesi o non cinesi. Sono a rischio, perché se trovano la persona giusta... Ma la settimana scorsa, in questo bar con tre macchinette, hanno pagato 5 mila euro».

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