Benko vince il referendum: 64% di Sì

Quasi 22 mila voti a favore del progetto di riqualificazione. Festa nel quartier generale a Palazzo Menz. I contrari: una farsa


di Paolo Campostrini


BOLZANO. I sì passano sui no e Bolzano si scopre una città senza dubbi. E lievemente sorpresa che le si fossero attribuite così tante incertezze sulla questione: perchè i quasi 22 mila cittadini (21.911) che hanno approvato il progetto Benko (64% dei voti) sono più o meno il doppio dei 12.021 che hanno provato a fermarlo (il 35%).

Il successo di Penta. Michele Penta, l'avatar che ha preso le sembianze del municipio e l'ha fatto andare di corsa, metterà subito la sua firma per chiudere la pratica: «Adesso ho le spalle coperte», ha confidato. Temeva di essersi spinto troppo avanti, il commissario, indicendo una inedita consultazione: è stato travolto da un'onda di condivisioni che hanno scosso anche il suo solido cinismo partenopeo di giurista passato attraverso tante prefetture. Ha letto le cifre ed è solo riuscito a dire: «Ragazzi, non me l'aspettavo. Mi avevate detto che Bolzano era freddina...». Perché 34 mila votanti sono una base di elettorato difficilmente scalfibile anche rispetto a chi, tra gli antibenkiani, ha tentato di metterne in discussione i rapporti numerici con gli aventi diritto: solo un anno fa il sindaco Spagnolli fu legittimato al ballottaggio da meno di 32 mila bolzanini.

I "sì", poi, hanno doppiato i "no" in tutte le circoscrizioni: difficile un'analisi strutturata per quartieri e gruppi sociali perchè tutti potevano votare ovunque ma centro e periferia non hanno variato il responso di un millimetro.

Abbastanza ininfluenti i pendolari: hanno votato in 2.686. Soltanto cento i sedicenni.

Pronti alla firma. E in tre ore, ieri, è accaduto quello che non è successo in tre anni. La riqualificazione del quadrante via Alto Adige - Perathoner - Garibaldi approvata a furor di popolo col commissario che firmerà l'accordo di programma per avviarne l'iter, Kompatscher che gli si affiancherà per controfirmarlo e le due giunte (Penta e quella provinciale) pronte alla ratifica. La prima accelerazione è già agli atti, la firma e le ratifiche tra un paio di giorni, il tempo di mettere in agenda Kompatscher e "il proponente" - come la legge definisce - e cioè René Benko per stabilire l'ora e il giorno per l'atto formale.

La gara. Poi sarà indetta la gara. «Ma per quella io non ci sarò più - anticipa il commissario -, lo farà la prossima giunta e il consiglio che usciranno dalle elezioni di maggio». Come dire: io ho fatto il grosso e blindato la procedura, per i dettagli ci pensi chi arriva dopo. Perchè è così? Perché solo il Tar, adesso, può interrompere la progressione della riqualificazione secondo lo schema uscito dal combinato disposto progetto Benko- paletti comunali-conferenza dei servizi. Esamineranno i ricorsi sull'iter, i giudici. Ma sono ricorsi contrapposti, di Benko e dei concorrenti ("Emozioni Alto Adige"); saranno aperti insieme e dunque potrebbero elidersi. In ogni caso Heinz Peter Hager festeggia. Nel pomeriggio Palazzo Menz sembrava il box Ferrari dopo una vittoria a Monza. Mancavano le bandiere perchè Benko non ne ha ancora una tutta sua ma i benkiani della primissima, della prima, della seconda e dell'ultima ora erano tutti lì, in piazza e dentro, davanti allo studio del proconsole bolzanino del tycoon austriaco. E Prinz Heinz, bollicine in mano, passava di tavolo in tavolo.

Ha fatto anche finta di non vedere la torta regalo confezionatagli dalla "sindaca di ferro", tenuta in mano dal fido Degasperi dotata di glassa con la scritta "Artioli" in giallo. Troppa grazia. E troppi grazie da dire. È iniziata la corsa al cantiere del secolo.

Perchè la Signa (la società di Benko) ha già fatto i suoi conti: pratiche chiuse in un anno, nel 2017 via ai lavori e nel 2019 consegna dei manufatti.

Gli antibenkiani. A poca distanza, le falangi degli antibenkiani avevano appena finito la lettura del bollettino di guerra. Nessuno parla di Caporetto ma non c'è tanta voglia di affilare le armi della rivincita. Decideranno oggi. Qualcuno, nella ridotta di via Goethe, sede del comitato, tra i manifesti da "mani sulla città" e inviti alla resistenza ora e sempre, ha portato da mangiare. Un pasto frugale. Assaggiano qualcosa Mayr Fingerle e Alfred Frei, poi via a casa. Il fronte del sì aveva già festeggiato la mattina, in Comune, guardando i funzionari procedere allo spoglio: i fogli con su scritto "favorevole" sopravanzavano di mezzo metro quelli con "contrario".

Il fronte del no, annusata, l'aria non si è fatto vedere. Molto centrodestra, centristi del "l'avevo detto", qualche Pd di sfuggita a sorrisi trattenuti: perchè, come ha scritto Liliana Di Fede "il Pd accoglie con soddisfazione la netta vittoria" ma c'è pur sempre il candidato sindaco che ha detto "no" da gestire. Così, tra vinti, vincitori e vincenti preoccupati di aver vinto troppo, l'unico che ieri sera è andato a letto senza preoccuparsi del domani probabilmente è stato Michele Penta. Veni, vidi, vici: perchè, in fondo, anche avessero vinto i no lui avrebbe vinto lo stesso.













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