Il duplice omicidio

Benno Neumair, un’inchiesta lunga tremila pagine

La prossima settimana il giudice nominerà i periti d’ufficio, probabilmente in criminologo e uno psichiatra



BOLZANO. L’ 11 novembre dello scorso anno, a poco meno di due mesi dall’omicidio di entrambi i genitori, Benno Neumair si sarebbe impossessato di un flaconcino di anestetico (lidocaina) utilizzato dalla sua dentista per una cura canalare. È un sospetto, non una certezza. Benno però quel giorno chiese informazioni su quel farmaco ed il flaconcino poco dopo sparì.

Ora alla luce di quanto avvenuto dal 4 gennaio in poi, la dentista ha raccontato l’episodio ai carabinieri che hanno effettuati una serie di verifiche considerate dagli inquirenti molto importanti. Ovviamente gli avvocati difensori Flavio Moccia e Angelo Polo tendono a sminuire la portata dell’episodio che in realtà potrebbe dimostrare una premeditazione prolungata e dettagliata dell’omicidio dei due genitori da parte di Benno.

L’anestetico potrebbe essere stato utilizzato per aggredire il padre Peter a metà pomeriggio e renderlo subito incapace di reagire, in maniera da evitare che qualcuno nella casa potesse sentire qualche urlo o qualche invocazione d’aiuto. La sostanza sparita dallo studio dentistico è stata ovviamente segnalata al perito che dovrà analizzare i reperti recuperati dai Ris (comprese alcune macchie di sangue) nell’appartamento del duplice omicidio.

Non trattandosi di sangue, non è detto che le verifiche scientifiche possano fornire riscontri importanti agli inquirenti. La situazione è resa ancora più complessa (sotto il possibile profilo probatorio della premeditazione) dal mancato recupero del cadavere di Peter Neumair. Domenica mattina, invece, i carabinieri subacquei di Genova hanno recuperato nell’Isarco il telefonino di Laura Perselli. Il ritrovamento non cambia il quadro complessivo a carico di Benno Neumair, il giovane ex insegnante che ha ammesso di aver ucciso entrambi i genitori e di averne gettato i cadaveri nel fiume Adige.

Il ritrovamento del telefono cellulare della donna non sembra cambiare il quadro probatorio già in mano agli inquirenti (il fascicolo dell’inchiesta è composto ormai da oltre 3 mila pagine) ma è comunque un riscontro su alcuni aspetti di quanto raccontato dall’indagato nell’interrogatorio di oltre un mese fa che il procuratore capo Giancarlo Bramante non considera una confessione ma una “ammissione di responsabilità”. Un distinguo importante che dimostra come gli inquirenti siano convinti che Benno abbia raccontato solo una parte della verità pensando soprattutto a contrastare indizi e prove della premeditazione.

Come detto il telefono cellulare di Laura Perselli è stato recuperato domenica mattina dal fiume Isarco, circa 100 metri a sud di ponte Roma. Si tratta di un iPhone che venne gettato in acqua proprio in quel punto dal figlio Benno la sera del 4 gennaio. L’indagato lo aveva nascosto poco dopo le 19 in un cespuglio lungo la pista ciclabile che corre lungo il fiume e sotto il ponte per far credere agli inquirenti che la madre si trovasse in quella zona per fare una passeggiata sera (nonostante il gelo di quel giorno ed il buio).

Successivamente lo stesso Benno venne ripreso da diverse telecamere quando alle 21.16 lasciò la villa di via Castel Roncolo a bordo della Volvo di famiglia, trasportando i cadaveri dei genitori nella zona di Ischia Frizzi. Il giovane assassino venne però ripreso mentre raggiungeva a piedi la zona dove due ore prima aveva nascosto il telefonino della madre dopo aver parcheggiato provvisoriamente la Volvo (con i cadaveri dei genitori all’interno) in piazzetta Scholl.

Poco dopo il telefono della madre fu gettato nel fiume e cessò di funzionare così come fu spento anche il telefono del padre, simulando la decisione dei genitori di andare a dormire. Intanto la prossima settimana la giudice Carla Scheidle nominerà i periti d’ufficio che dovranno valutare la lucidità mentale dell’indagato. La giudice sembra intenzionata a a nominare un criminologo e uno psichiatra.













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