Biancofiore, mini tregua con Alfano

Lunga telefonata dell’ex sottosegretaria con il vicepremier: nega di essere stato coinvolto nel mio siluramento


di Francesca Gonzato


BOLZANO. È durata 45 minuti la telefonata di chiarimento ieri tra Michaela Biancofiore e il vicepremier e segretario del Pdl Angelino Alfano sulla estromissione dal governo della ormai ex sottosegretaria in quota Pdl.

Una minima schiarita, tanto che ieri Michaela Biancofiore ha annullato la conferenza stampa convocata a Roma in cui avrebbe sparato ad alzo zero. Alfano, informa Biancofiore, le ha assicurato che non era informato della decisione del premier Enrico Letta di accettare le dimissioni presentate da Biancofiore insieme a tutta la delegazione governativa del Pdl. Solo le sue, ha controfirmato. È plausibile che Letta non abbia avuto il via libera dai vertici del Pdl? Che Michaela Biancofiore creda o no alla versione di Alfano, ha deciso di sospendere per due giorni la conferenza stampa in attesa di una spiegazione tra Alfano e Letta. Così Biancofiore.

Lei reclamava un chiarimento da Alfano, il suo capo delegazione al governo. Come è andata la telefonata?

«Siamo stati al telefono 45 minuti. Una conversazione sincera, molto diretta. Gli ho posto l’unica domanda che mi interessava: c’entri anche tu o no in questa vicenda? ».

Risposta?

«Mi ha risposto che non era a conoscenza della decisione di Letta. Mi ha assicurato che non si è trattato di una ritorsione interna al partito nello scontro tra falchi e colombe, anche perché io non sono né l’una cosa né l’altra. Sono una battitrice libera, berlusconiana doc, e in passato ho avuto problemi con i falchi, cui vengo sempre associata. La mia uscita dal governo è un problema meramente politico, non personale. Lo ha spiegato anche Letta nella sua intervista a Sky Tg 24: dopo avere decretato la presunta fine del berlusconismo, ha annunciato di avere accettato le mie dimissioni, proprio perché, ha detto, “le cose sono cambiate”. E’ una storia tutta politica, altro che quella spiegazione risibile che non avevo ritirato le dimissioni. Perché nessuno mi aveva avvisato che dopo avere votato la fiducia al governo avrei anche dovuto ufficializzare il ritiro?».

Lei ritiene plausibile che Letta si sia mosso senza avere concordato il passo con i vertici del Pdl, a partire da Alfano?

«Alfano mi assicura di essere stato all’oscuro e si è impegnato a cercare un chiarimento con Letta nel giro di due giorni. Posso credere ad Angelino, posso pensare che Letta si sia confrontato con qualcun altro nel Pdl o che si sia mosso in autonomia per un eccesso di sicurezza. Non lo so, ho detto ad Alfano che voglio capire se nel governo siamo ancora rispettati o se è diventato un esecutivo di centrosinistra».

Intanto lei è fuori.

«Non mi importano le poltrone. Piuttosto sono disgustata dalle modalità con cui è stata gestita la mia esclusione. Tre persone del mio staff al ministero della Funzione pubblica hanno rischiato il licenziamento. Pare che Letta avesse firmato immediatamente il decreto di accettazione delle dimissioni, senza comunicarmelo. A quel punto lo staff, che era da me in “comando”, doveva rientrare negli uffici governativi di provenienza e non lo aveva fatto, perché nessuno sapeva nulla. Una gestione inaccettabile».

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Altre notizie

l’editoriale

L’Alto Adige di oggi e di domani

Il nuovo direttore del quotidiano "Alto Adige" saluta i lettori con questo intervento, oggi pubblicato in prima pagina (foto DLife)


di Mirco Marchiodi

Attualità